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Un laboratorio di restauro

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Un laboratorio di restauro

Storici dell’arte, restauratori e diagnosti: un dialogo (im)possibile?

Continua a mancare un approccio pluridisciplinare al patrimonio artistico sebbene già Cesare Brandi sottolineasse che «alla materia è affidata la trasmissione dell’immagine»

Daphne De Luca

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«Un dialogo (im)possinìbile?»: Ecco come vorrei intitolare un convegno dedicato a incentivare il confronto tra queste tre diverse professionalità. Purtroppo, bisogna constatare che, salvo qualche rara eccezione, il dialogo fra i vari ambiti appare quasi inesistente o, per dirla più chiaramente, si configura come una vera e propria frattura comunicativa. Restauratori che spesso trascurano studi storico-artistici fondamentali che potrebbero ampliare e approfondire la comprensione del manufatto su cui intervengono, ma soprattutto storici dell’arte che, con una certa ostinazione, evitano accuratamente di citare le pubblicazioni di restauratori e diagnosti, eludendo completamente il dato tecnico e materico nei loro studi. È quest’ultimo atteggiamento, devo ammetterlo, a destare la maggiore perplessità per la gravità del fenomeno e un amaro disincanto.

Si assiste così a interi convegni dedicati ad artisti senza la minima attenzione, né citazione, né curiosità per le tecniche artistiche e i materiali costitutivi. Una vera e propria damnatio memoriae di chi studia la materia dell’opera d’arte alla quale «è affidata la trasmissione dell’immagine», come lucidamente osservava Cesare Brandi. Forse i colleghi non sanno dove reperire queste informazioni (complice anche la drammatica mancanza di riviste di serie A nel settore del restauro), o forse, più semplicemente, non le ritengono pertinenti e quindi le ignorano. 

Il risultato è un dialogo spezzato, che impedisce di integrare le competenze e di comprendere a fondo, in modo realmente completo, la complessità di un pittore, di uno scultore o di un architetto. Il convegno che immagino vorrebbe ricordare a queste tre categorie, ma soprattutto agli storici dell’arte, che il patrimonio artistico richiede una prospettiva realmente pluridisciplinare. Senza questa consapevolezza, ogni studio rischia di restare chiuso in sé stesso, autoreferenziale e prigioniero di un eterno dialogo fra sordi.

Daphne De Luca, restauratrice e storica dell’arte

Daphne De Luca, 17 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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