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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliCapo d’Orlando (Messina). Questione chiusa per l’assessore ai Beni culturali , niente affatto per la Fondazione Villa Piccolo di Calanovella. A qualche giorno dalla serrata dei cancelli, il 16 aprile scorso, della casa-museo dove furono scritte pagine memorabili del Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, cugino dei Piccolo, l’assessore Carlo Vermiglio ha convocato un vertice per trovare una soluzione. «Siamo pronti, ha dichiarato, per procedere all’effettiva erogazione delle somme (per la mostra «Casimiro Piccolo, Carin Grudda. Fantasie Visionarie», al Teatro Antico di Taormina, conclusasi il 30 novembre scorso, Ndr), non appena saranno comunicati, da parte dell’ente previdenziale, gli esiti del Documento Unico di Regolarità Contributiva (Durc) che il Dipartimento ha già richiesto. Nessun ritardo pertanto è attribuibile all’Amministrazione regionale atteso che tutti gli adempimenti necessari sono stati definiti nei tempi di legge, e ciò anche in relazione agli esiti della odierna riunione (19 aprile, Ndr)».
Non si è fatta attendere, già il giorno dopo, la risposta risentita del CdA della Fondazione, che, peraltro, ha appreso la notizia solo dalla stampa: «Non vogliamo mancarLe di rispetto affermando che Lei non capisce, scrivono i consiglieri, ma la preghiamo di avere altrettanto rispetto per noi, per quello che diciamo e per quello che rappresentiamo. Abbiamo scritto e detto in ogni sede che non “cerchiamo denari” ma offriamo progettualità». L’accelerata, si tiene poi a sottolineare arriva solo dopo l’atto estremo compiuto, la chiusura della Villa appunto. Né è chiaro perché per l’istituzione del capitolo di spesa, per l’erogazione delle somme, sia stato necessario emanare «un decreto (non si comprende bene per decretare cosa, visto che si tratta di un incasso dovutoci iure privatorum e non di un finanziamento pubblico), al fine di consentirci, un giorno, di ottenere quanto è nel nostro diritto. Infatti, i soldi sono stati incassati dalla Regione grazie a una mostra da noi organizzata».
Si tratta un milione 870mila euro (200mila i visitatori, contro, per esempio, i soli 2.600 per gli «Ori» del British, per un mese a Siracusa), di cui 181mila spettanti alla Fondazione per la mostra che, a causa di questi intoppi amministrativi ha visto pure pregiudicata la realizzazione dell’annunciata seconda tappa all’Accademia Russa di San Pietroburgo. E di ritardi si tratta, secondo la Fondazione e contrariamente a quanto dichiarato dall’assessore, perché «gli incassi in entrata, per la Regione Siciliana, son iniziati il 13 agosto 2015, pertanto, già a quella data avrebbe dovuto istituire il capitolo relativo alla mostra», ci dice l’avvocato Andrea Pruiti Ciarello, del CdA. Ritardi che hanno «causato dei danni enormi alla Fondazione (per rateazioni con vari enti che non si è potuto onorare), e che potrebbero non essere gestibili con una cifra così bassa».
In realtà, infatti, sarebbero ben altri i fondi spettanti. È questo soprattutto il punto. E continua a essere ignorato da anni. «Secondo il principio di legalità conosciuto a casa nostra, prosegue indignata la risposta della Fondazione, le leggi si applicano o si abrogano. Non si ignorano». Il riferimento è alla legge Regionale n. 51 del 1995, dove «sono indicate quattro istituzioni culturali (le altre sono Mandralisca di Cefalù, Museo del Papiro di Siracusa e Museo delle Marionette di Palermo, Ndr), tra cui la Fondazione Piccolo, evidentemente ritenute meritevoli di un provvedimento ad hoc, destinatarie di previsioni legislative da anni regolarmente disapplicate dalla Regione Siciliana». Ma i 154mila euro (vecchi 300 milioni di lire) spettanti in base a tale normativa (art. 1) sono stati erogati solo fino al 2006, nonostante i numerosi solleciti a seguire. Mentre altri istituti paraculturali, che portano avanti poche e discutibili manifestazioni, ottengono contributi pubblici ben superiori, alla Fondazione Piccolo, che organizza eventi culturali di respiro internazionale, con un calendario annuale fittissimo (si arriva a oltre 100 appuntamenti), per il 2015 spettano solo 74mila euro (ancora da versare), una miseria, con la prestigiosa Istituzione culturale sull’orlo del collasso.
Nessuna riapertura della Villa, dunque, perché la condizione finanziaria non permette di garantire la sicurezza e la pulizia dei locali e del parco. «Solo dopo che sarà sciolto questo nodo, è la posizione non negoziabile della Fondazione, potremo decidere tutti insieme il futuro per la "casa del Gattopardo", per quella Villa Piccolo che vuole continuare a rappresentare un faro di civiltà, bellezza, cultura e legalità per la nostra Sicilia».
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