Mariella Rossi
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Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto è un’istituzione determinante nella costruzione di una nuova identità della città, ispirata al suo antico ruolo di centro culturale del Mediterraneo. È questa la visione che guida la direttrice del museo Stella Falzone, in carica da meno di un anno. «Il MArTA è un museo ricchissimo e il suo punto forte è l’essere diacronico», spiega la direttrice. È un museo territoriale che raccoglie e custodisce le testimonianze sia di Taranto sia del territorio limitrofo, dalla Preistoria all’Età moderna, con una collezione archeologica che arriva fino all’epoca post antica, più una collezione pittorica frutto della donazione del vescovo Ricciardi. «Esprime bene il fatto che l’esperienza artistica umana non ha limiti cronologici. In questo senso il museo è un catalizzatore di rappresentazioni e contaminazioni, che divengono strumenti efficaci per interpretare il presente e il futuro, anche del territorio stesso, includendo l’arte contemporanea in queste riflessioni e andando oltre gli steccati della cronologia», aggiunge.
In questa direzione è pensata, per esempio, la Biennale del Mediterraneo, nell’ambito della quale Taranto costituirà un vero hub culturale. Il Ministero della Cultura, con la Direzione Generale Creatività Contemporanea e il MaXXI, anche attraverso gli Istituti periferici quali il MArTA, svolgerà un ruolo determinante nella realizzazione del progetto scientifico di questa importante iniziativa, che irradierà in tutto il Mediterraneo i legami interculturali tra i popoli che vi si affacciano.
Fino al 28 febbraio 2025, intanto, il MArTA espone la Lex Municipii Tarentini, rinvenuta a Taranto nel 1894 e confluita nella collezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. «Questa tavola bronzea stabiliva le modalità di progettazione urbanistica della città antica. È uno dei rari testi dell’antichità romana in Occidente a testimonianza di questo tipo di norme e offre l’occasione per riflettere sul futuro della città, su come progettarla riprendendone le origini antiche», prosegue Falzone. Intanto il percorso permanente del museo sta cambiando.
Recentemente è ritornato a Taranto il gruppo di Orfeo e le sirene, datato al IV secolo a.C. e proveniente dalla colonia magnogreca di Taranto, restituito dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Numerosi e rilevanti sono i recuperi portati a termine dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (Tpc), che interessano il museo «e che vanno ad arricchire il percorso permanente e richiamano la nostra attenzione su un uso legale e fruttuoso delle risorse del territorio», afferma la direttrice. Ma le novità riguardano anche le esposizioni temporanee, per le quali è stato introdotto un nuovo format: «Abbiamo ampliato l’opportunità di visita perseguendo da subito un obiettivo che mi ero posta. Abbiamo realizzato un nuovo spazio di allestimento, una grande teca di cristallo, in un luogo dinamico di sua natura, l’atrio di ingresso, dove far emergere dai depositi numerosi oggetti normalmente non esposti. Sono reperti pregevoli che mostriamo a rotazione, coinvolgendo il pubblico attraverso i nostri canali social, sui quali siamo molto seguiti, e chiedendo di votare il pezzo preferito da vedere dal vivo. Questo, oltre a fidelizzare gli spettatori, ci permette di implementare il percorso di visita e di variarlo. Ad esempio, a novembre ci siamo soffermati sull’idea di mostro in tutte le sue declinazioni, come occasione per riflettere sui temi dell’inclusione sociale».
Il MArTA è inoltre un museo inclusivo, attento all’accessibilità linguistica, mediante la recente attivazione di un servizio di audioguide in cinque lingue, in risposta alla frequentazione internazionale del museo, all’accessibilità fisica, con la realizzazione (in corso) di un percorso multisensoriale dotato di postazioni tattili. «Aderiamo poi alle campagne di sensibilizzazione, ad esempio contro la violenza di genere. Trovo questo un obbligo verso le nuove generazioni, che sentiamo particolarmente, avendo percorsi ad hoc, molto variegati, per le scuole, che numerose frequentano il museo. È motivo di orgoglio che il museo promuova un’azione di formazione culturale che parte dai più piccoli e dai giovani. Provenendo dal mondo della ricerca, ho inoltre a cuore i rapporti con il mondo scientifico nazionale e internazionale, a partire dalle istituzioni universitarie locali e, in particolare, dal Dipartimento Jonico in “Sistemi Giuridici ed Economici del Mediterraneo: società, ambiente, culture” dell’Università degli Studi di Bari. Lavoriamo in stretta sinergia con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Subacqueo e le istituzioni locali civili e militari e con il terzo settore dell’associazionismo, perché questa è una città che vuole cambiare pelle, che vuole uscire da una narrazione legata al siderurgico e da una forma di isolamento culturale, imputabile anche a connessioni difficili, come sperimento ogni giorno da pendolare. Un tempo Taranto era una metropoli ricchissima e molto potente sul piano politico ed economico, una delle capitali antiche che dominavano la scena del Mediterraneo».
Riposizionare Taranto sullo scacchiere dell’Italia e del Mediterraneo, riscoprendo e promuovendo il ruolo che aveva nell’antichità è dunque uno dei principali obiettivi del MArTA e della sua direttrice. «Vorrei che il museo cessasse d’essere solo un prestatore di opere destinate ai musei internazionali, ma diventasse sede di mostre nazionali e internazionali capaci di portare a Taranto sempre più gente che possa apprezzare il valore di questa città e di questo territorio».
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