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Terzo trimestre: notizie buone e cattive

Charlotte Burns

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Ci sono buone e cattive notizie nei risultati di Sotheby’s del terzo trimestre, resi noti il 9 novembre scorso. Tra le buone, crescono gli incassi totali e la soglia di prestiti, e le vendite da 1,6 miliardi di euro di arte impressionista e moderna hanno portato al più alto totale annuo della categoria nella storia della società, con ulteriori aste ancora in programma. Dall’altro lato, le provvigioni sulle aste e sulle vendite private rappresentano il core business e continuano a ridursi, comportando una riduzione dei profitti lordi di Sotheby’s. Sebbene la perdita netta della società di 17,9 milioni di dollari rappresenti un miglioramento rispetto ai 27,7 milioni di dollari dello stesso periodo del 2014, sempre di perdita si tratta. Da sette mesi in ruolo, il ceo di Sotheby’s, Tad Smith, ha ulteriormente approfondito le priorità aziendali nel comunicato agli azionisti. Smith sostiene che la casa d’aste stia facendo «buoni progressi» rispetto ai suoi quattro principali obiettivi: la creazione di una «convincente strategia di crescita»; un più efficace utilizzo delle tecnologie; una maggiore focalizzazione nell’attrarre, sviluppare e conservare i talenti; e la necessità di impiegare correttamente il capitale. 

Le vendite Taubman di inizio novembre hanno reso complessivamente 420 milioni di dollari. Smith ha dichiarato che l’azienda si sarebbe aspettata di coprire l’intera garanzia di 500 milioni di dollari con le vendite della settimana newyorkese, delle vendite anticipate e delle cessioni di stock (opere invendute all’asta ma che Sotheby’s spera di vendere). I costi di promozione e di organizzazione non sono però considerati.

Secondo il ceo l’azienda dispone ora di un piano strategico approvato dal Cda, il cui primo elemento «è riconoscere come i nostri risultati nella fascia alta del mercato delle belle arti contribuiscano a definire l’immagine del nostro marchio in molte diverse categorie e che ci fosse del lavoro da fare in questo senso». 

I cambiamenti includono il modo in cui la casa d’aste si assicura gli affidamenti, come copre i rischi da esposizione a garanzie e come identifica al meglio le opportunità per la clientela tra i vari dipartimenti. C’è anche un progetto per incrementare le vendite private, che Smith non ha voluto divulgare per «ragioni legate alla concorrenza» ma che dice verrà attuato il prossimo anno. 

Il mercato intermedio è stato «un po’ più fiacco di quanto avremmo voluto». È però interessante questo: se il numero di «clienti gestiti» (quelli assegnati a un manager) che hanno effettivamente affidato o acquistato opere è stato leggermente in calo quest’anno, il numero complessivo dei clienti è cresciuto dell’8% rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno. «In altre parole, il numero dei clienti che sono forti compratori o affidanti è solo leggermente in calo, ma la cosa è più che compensata dalla crescita dei nuovi clienti self-service o che verranno gestiti in futuro», dice Smith. «I clienti gestiti hanno rappresentato meno di un quarto del nostro portafoglio totale di clienti attivi».

Sotheby’s ha più seguaci sui social media delle sue rivali, dice Smith. La sua audience cresce più velocemente di quella dei suoi concorrenti. Ciò ha portato a una crescita del 41% dei compratori online da un anno a questa parte. Le entrate totali sono cresciute di 38,8 milioni di dollari (o del 7% rispetto all’anno precedente) su un periodo di nove mesi (dal primo gennaio al 30 settembre), raggiungendo i 625,7 milioni di dollari. Nello stesso periodo, le entrate da segmenti finanziari (principalmente prestiti concessi dalla società) sono cresciuti del 50% (da 32 a 49 milioni di dollari), e l’89% in più di vendite di stock rispetto al 2014 (67 milioni di dollari contro 36 milioni)

I margini continuano a contrarsi con la concorrenza tra case d’asta. Le provvigioni dalle aste sono scese del 12% (da 64 a 56 milioni di dollari). Quelle sulle vendite private sono cresciute nel trimestre (da 42 a 44 milioni di dollari), ma sono complessivamente in calo nei nove mesi (da 12 a 10 milioni di dollari). Sei milioni di dollari di «spese indirette» nel quadro delle spese generali e amministrative «sono quasi interamente dovuti all’aumento dei costi nel secondo trimestre e a un contenzioso con un cliente per questioni di autenticità», secondo le note economiche. Le entrate nette consolidate sono scese di 1,7 milioni, o del 3%, dai 64,3 milioni di dollari di un anno fa. Se i profitti lordi sono cresciuti nel trimestre (da 66 a 67 milioni), sono in calo su base annua (da 459 a 443 milioni).

Charlotte Burns, 14 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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