Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliLe guerre, gli autoritarismi e la crisi delle libertà civili che segnano il nostro tempo mettono a rischio anche la libertà artistica. Difenderla è diventato urgente e vitale per la democrazia. È da questa urgenza che nasce la proposta di dare vita a un Piano d’Azione delle Nazioni Unite per la Sicurezza degli Artisti, un quadro di protezione globale che riconosca gli artisti come difensori della democrazia e dei diritti umani. L’iniziativa parte da Artists at Risk Connection (Arc), organizzazione con sede a New York che, dalla sua fondazione nel 2017, si batte per la tutela degli artisti minacciati nel mondo, mettendo in rete oltre 400 partner in più di 60 Paesi e offrendo assistenza diretta a più di 2.100 artisti in pericolo. L’obiettivo è colmare un vuoto politico e normativo: oggi, a differenza dei giornalisti o dei difensori dei diritti umani, gli artisti non godono di alcuna tutela specifica sul piano internazionale. Eppure, spiega Julie Trébault, fondatrice e direttrice di Arc, «gli artisti sono da sempre difensori della democrazia e dei diritti umani, perché hanno la capacità di illuminare realtà sociopolitiche e storie che il potere tenta spesso di sopprimere».
Secondo i dati raccolti da Arc, negli ultimi anni il numero di artisti in pericolo è aumentato drammaticamente: dai conflitti in Palestina, Ucraina e Sudan alle repressioni in Afghanistan, Iran, Myanmar o Nicaragua. In altri Paesi, come Russia, Cuba o Venezuela, solo chi aderisce alla linea del regime può continuare a creare liberamente, gli altri sono puniti o costretti all’esilio o al silenzio. «Nei momenti di autoritarismo o di conflitto, il ruolo dell’artista diventa precario, continua Trébault. In tutto il mondo, gli artisti documentano la violenza, preservano la memoria e creano spazi di dialogo proprio mentre lo spazio civico si restringe. Sono figure essenziali per la vita democratica». E nemmeno in democrazia la libertà degli artisti è garantita. «Il settore culturale è sotto attacco. Musei, gallerie e università in Nord America e in Europa hanno subìto pressioni per cancellare mostre considerate “controverse”, soprattutto su Palestina, giustizia razziale, identità queer o eredità coloniale. Queste interferenze, spesso legate a pressioni politiche o finanziarie, minano la libertà artistica e l’autonomia istituzionale». Arc sostiene che resistere agli attacchi alla libertà oggi «non è più opzionale, ma urgente ed essenziale», perché il sistema che dovrebbe proteggere gli artisti è oggi più fragile che mai: il collasso delle reti di sicurezza, come fondi di emergenza, residenze e programmi di sostegno, rende la situazione ancora più critica. «I sistemi progettati per difendere l’espressione creativa sono sottofinanziati o stanno scomparendo, proprio quando sarebbero più necessari. Non si tratta solo di attacchi individuali, ma di vere e proprie forme di cancellazione culturale», sostiene Trébault.
Per rispondere a questa crisi, la proposta è di costruire un quadro internazionale di protezione che riconosca formalmente gli artisti come gruppo vulnerabile, dotato di diritti specifici. Il Piano d’Azione dell’Onu si baserebbe su cinque principi interconnessi: riconoscimento, prevenzione, protezione, responsabilità e coordinamento. «In concreto, spiega Trébault, si tratta di sviluppare sistemi di allerta precoce, risposte rapide, sostegno legale, programmi di rilocazione e l’integrazione della libertà artistica nei meccanismi di monitoraggio dell’Onu». Arc ha portato questa proposta al centro del dibattito internazionale durante Mondiacult 2025, la Conferenza mondiale dell’Unesco sulle politiche culturali e lo sviluppo sostenibile, conclusa a Barcellona lo scorso ottobre. In quell’occasione, l’organizzazione ha promosso due eventi di alto profilo, «Weaving Cultural Futures» e «Cultural Rights Now», coinvolgendo governi locali, collettivi femministi e istituzioni culturali.
«Era fondamentale ribadire che la protezione degli artisti deve diventare un pilastro delle politiche culturali globali», sottolinea Trébault. Da quegli incontri è nata l’idea di un Manifesto Globale per la Sicurezza degli Artisti, documento programmatico che fungerà da ponte verso l’adozione formale del Piano d’Azione da parte delle Nazioni Unite. Le basi politiche, spiega, sono già presenti all’interno dell’Unesco: «Con la risoluzione 10.CP 13, l’organizzazione ha riconosciuto la necessità di rafforzare la cooperazione internazionale per proteggere la diversità delle espressioni culturali, soprattutto in contesti di emergenza. È un’apertura cruciale che dobbiamo cogliere». Per Trébault, tuttavia, il motore del cambiamento resta la società civile: «Le grandi trasformazioni non nascono nei palazzi dell’Onu, ma dall’impegno collettivo di chi lavora sul campo. È nostro compito unire la comunità artistica, le Ong e le istituzioni per costruire un sistema globale di solidarietà». In questa visione, la protezione degli artisti è un atto politico di difesa della libertà collettiva. «L’arte è resistenza e partecipazione civica. Proteggere gli artisti significa difendere la capacità delle società di pensare liberamente, mettere in discussione l’autorità e immaginare futuri alternativi».
Altri articoli dell'autore
In contemporanea con Art Basel Miami, l’Institute of Contemporary Art inaugura la nuova stagione espositiva con due figure emblematiche dell’arte americana
Sulla scia del grande interesse internazionale per l’arte finlandese, il museo newyorkese presenta la più grande retrospettiva negli Stati Uniti dell’autrice di oltre 40 autoritratti
In attesa della prima grande retrospettiva tedesca a Berlino nel 2026, l’International Center of Photography ospita la maggiore mostra newyorkese dell’83enne maestra messicana dell’immagine
Oltre 130 opere seguono l’evoluzione dell’opera del visionario artista cubano da Madrid a Parigi, dall’Avana al nord Italia



