Francisco Tropa presenta «Paesine» nella Villa Paloma-Nouveau Musée National de Monaco, dal 6 dicembre al 21 aprile 2025. Il titolo della mostra si riferisce alle pietre paesine, rocce calcaree tipiche della Toscana, geologicamente originate circa 50 milioni di anni fa e caratterizzate da motivi naturali che sembrano opera di un pittore ed evocano paesaggi immaginari, mari in tempesta, scogli, vulcani, montagne.
L’artista portoghese, nato nel 1968 a Lisbona, dove vive e lavora, è noto per la sua esplorazione di temi legati alla percezione, alla memoria e alla transitorietà. Le sue opere interrogano il tempo e la natura della rappresentazione. In Italia, si era distinto alla Biennale di Venezia del 2011 con un’installazione suggestiva intitolata «Scenario», situata negli spazi dell’Isola di San Giorgio Maggiore, un «teatro di apparizioni» in cui il pubblico veniva invitato a osservare oggetti e dispositivi misteriosi, costruiti per evocare narrazioni enigmatiche.
Per Villa Paloma, Tropa ha creato un ambiente di rocce e d’acqua, uno «spazio incerto», scrive la curatrice Célia Bernasconi, in cui l’artista «rievoca le origini dell’arte, dalle Veneri preistoriche alle opere minimaliste del secolo scorso. Le figure tutelari di Marcel Duchamp, Claes Oldenburg e Donald Judd si intersecano con quelle di Edgar Allan Poe, Raymond Roussel e Jorge Luis Borges. L’umoristica deviazione delle metodologie scientifiche di Tropa invita il pubblico a considerare una diversa storia delle forme, che può essere collocata nell’eredità del concetto di anarchologia. Annientando ogni narrazione storica, Tropa decostruisce lo spazio stesso del museo, che è (ri)diventato una caverna platonica».
La mostra, organizzata in collaborazione con la Fondazione Serralves di Porto, presenta un’ampia selezione di opere, incluse sculture, disegni, film e proiezioni luminose. Il percorso comincia sin dalla terrazza della Villa Paloma con «Penelope» (2021), grande bronzo ispirato alla «Saudade» del 1945, opera dello scultore neoclassico António Soares dos Reis. Tra le altre opere esposte, «Éclipse», sorta di teatro d’ombre, «Fountaine», in riferimento all’iconico ready made di Marcel Duchamp, «Terra Platonica», opera complessa in bronzo ispirata al lavoro dell’etnologo statunitense Edward S. Curtis, e «Pietà», frutto della collaborazione con l’artista João Queiroz, una riproduzione dello stampo in gesso utilizzato per fondere in bronzo più copie della famosa scultura di Michelangelo.