Il 3 marzo 1563 Giorgio Vasari scrive al duca Cosimo de’ Medici ringraziandolo per avergli concesso di metter mano alla «sala grande […] del palazzo Suo», esprimendo l’intento di prepararsi «a una nuova via di fatiche e di studi per […] acciò quel che mi uscirà dalle mani sia pieno non solo di belle invenzioni, di fierezza, rilievo, vivacità e giuditio». La mostra «La Sala Grande: Giorgio Vasari per Cosimo I de’ Medici», allestita nel Palazzo Vecchio di Firenze dal 17 dicembre al 9 marzo 2025 in occasione dei 450 anni dalla morte di Cosimo I de’ Medici e di Giorgio Vasari, e a cura di Carlo Francini e Valentina Zucchi, si incentra sulla decorazione della Sala oggi nota come Salone dei Cinquecento, innovata per volere di Cosimo negli anni Sessanta del XVI secolo per accogliere i festeggiamenti delle nozze del principe Francesco, suo primogenito, con Giovanna d’Asburgo, in programma nel dicembre 1565 (il 16 è infatti l’anniversario del loro ingresso solenne in città, con opulenti apparati effimeri).
La trasformazione della sala quattrocentesca (quella per cui Leonardo e Michelangelo avrebbero dovuto dipingere all’inizio del Cinquecento, al tempo di Firenze repubblicana, le Battaglie di Cascina e di Anghiari) coinvolse un’équipe multidisciplinare di maestranze e si presenta come una simbolica mappa storico-geografica della Toscana imperniata sulla figura di Cosimo. Le pareti furono sopraelevate di circa 7 metri con un soffitto a cassettoni approntato grazie a un impianto ligneo ornato di dipinti raffiguranti episodi della storia di Firenze e delle sue vittorie contro Pisa e contro Siena, cui si affiancano allegorie dei quartieri cittadini e delle città toscane.
Per il progetto iconografico Vasari si rivolse a Vincenzo Borghini, ma le significative variazioni in corso d’opera si possono leggere nei disegni esposti in mostra e trovano riscontro in alcune lettere: sia per gli affreschi delle pareti riferite alla mano vasariana (come la «Battaglia di Marciano»), sia per il soffitto, come quello di «Cosimo che studia la conquista di Siena». In riferimento a questa scena, in una lettera il duca chiede a Vasari di figurare circondato non dai suoi consiglieri, ma dalle sue virtù. Tra le carte esposte, anche il parere, favorevole ma con qualche consiglio, di Michelangelo. In una teca è esposto un giornale delle Fabbriche Medicee, con i protagonisti (Bernardo d'Antonio di Monna Mattea, maestro muratore, Battista di Bartolomeo Botticelli, maestro legnaiolo; Stefano Veltroni, Tommaso di Battista, Orazio Porta e Marco da Faenza decoratori; Giovanni Stradano, Giovanni Battista Naldini e Jacopo Zucchi pittori), le note dei compensi e le tempistiche degli interventi.