Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoliAl Mart di Rovereto, disegnato da Mario Botta, non c’ero mai stato. Ci sono approdato a metà gennaio per la mostra della Collezione Sperone e devo dire che sono partito da Torino con la convinzione che la mostra meritasse il viaggio (neppure tanto lungo: si può fare in treno in giornata). In effetti era così, la mostra si è rivelata una delle più interessanti degli ultimi tempi, spaziando dal Medioevo ai giorni nostri, con opere che vanno dai fondi oro a Giulio Paolini, ripercorrendo la carriera e le passioni di uno dei grandi galleristi italiani del secondo Novecento.
Ma dopo aver mangiato mediocremente in questi anni in molti musei italiani (il primato della mediocrità va senza dubbio a Genova e Torino, dove di recente ha chiuso anche Spazio7, lo stellato all’interno della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che era una delle poche eccezioni), devo dire che la caffetteria del Mart firmata da Alfio Ghezzi merita il viaggio.
Io sono stato a pranzo al bistrot, la sera si può cenare al ristorante stellato Senso. Innanzitutto mi è piaciuta la carta, che prevede dalle 10 alle 18 una scelta «Veloce con gusto» e dalle 12 alle 15 «Un viaggio in Trentino» e «I classici italiani». La prima offre un’ampia varietà di pizze (al padellino, come piacciono ai torinesi), schiacciate, focacce, un MartBurger e anche un Panbagnato di montagna. Si possono anche scegliere dall’orto verza o tuberi e dalla cantina una selezione di salumi e formaggi, oltre a torte di carote o mele, senza dimenticare la caprese, la Sacher e la Linzer.
Non bazzicando molto il Trentino ho puntato per curiosità sul menu che propone un viaggio tra le specialità locali. Ho mangiato degli eccellenti canederli (non è un piatto che frequenti molto, ma ho sporadici ricordi di splendidi rifugi di montagna con canederli immangiabili) «smalzadi», ossia conditi, al sugo di carne che sono uno dei cavalli di battaglia dello chef. Poi un coniglio alla trentina con polenta di patate: il coniglio alla trentina, cosa che ignoravo, è la specialità di Rovereto e senza voler aizzare liti campanilistiche direi che non ha nulla da invidiare al coniglio alla ligure. Ho chiuso con uno strudel, anche questo sfizioso e gustoso. Con un calice di Lagrein rosso e uno di un bianco vendemmia tardiva per accompagnare lo strudel (non avevano, ahimè, il Calvados che avrei desiderato) oltre al caffè in due abbiamo speso 94 euro. Mi è rimasta la voglia di tornare per provare qualcuno dei «Classici italiani» interpretati dallo chef.
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