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Elena Caslini
Leggi i suoi articoliUna suora francescana ambiziosa e devota. Un pericoloso viaggio da Toledo all’Estremo Oriente. Il più celebre ritrattista del Barocco spagnolo e il genio più rivoluzionario del Rinascimento Italiano. Sono le pagine della storia che sarà raccontata dallo stand di Stuart Lochhead alla prossima edizione di TEFAF Maastricht (15-20 marzo). Stuart Lochhead è uno dei più rinomati mercanti di scultura antica a livello internazionale, celebre per il suo gusto raffinato e per l’abilità di scovare capolavori senza tempo. Tra gli highlight non solo dello stand, ma di tutta la fiera, quest’anno spiccano il «Ritratto di Madre Jerónima de la Fuente» (ca. 1620), uno dei primi ritratti a grandezza naturale realizzati da Diego Velázquez, e un crocifisso bronzeo (ca. 1560-1570) modellato su un progetto di Michelangelo Buonarroti. Un dettaglio affascinante unisce le due opere: una versione del crocifisso appare proprio nel dipinto di Velázquez, tenuto saldamente dalla suora nella sua mano destra. «È la prima volta nella storia che queste opere vengono esposte insieme», racconta Lochhead. «Entrambe sono legate a due giganti della storia dell'arte, ma il nostro obiettivo è andare oltre il nome e la familiarità degli oggetti. Vogliamo mostrare come ogni capolavoro non sia il frutto di un genio isolato, ma di un intreccio di relazioni tra artisti, mecenati e contesti culturali.
Esponendoli in dialogo, sveliamo le connessioni che li hanno portati alla luce e raccontiamo una storia che attraversa il tempo, la geografia e le influenze artistiche. Una storia in cui due donne eccezionali, Madre Jerónima e Vittoria Colonna, hanno giocato un ruolo chiave». Quando Diego Velázquez incontra Madre Jerónima, lui è già un artista riconosciuto ma ancora molto giovane (ha solo ventun anni). Lei, al contrario, è una donna di sessantasei anni, influente e celebre in tutta la Spagna per il suo fervore religioso – tanto che la famiglia reale, a un certo punto, le chiede di pregare per loro. Velázquez realizza due ritratti quasi identici della suora, che, secondo il parere di alcuni, ebbero una tale risonanza da far sì che l’artista fosse nominato pittore di corte. I ritratti sarebbero rimasti nel Convento di Santa Isabel a Toledo fino agli anni Trenta del Novecento, quando uno fu venduto al Museo del Prado, dove si trova ancora oggi, mentre l’altro, il “nostro”, fu acquistato da una collezione privata che ne è ha ancora la proprietà. «Velázquez ritrae Madre Jerónima a Siviglia, dopo che la suora aveva lasciato Toledo per intraprendere una missione straordinaria. Da Siviglia avrebbe raggiunto Cadice, dove si sarebbe imbarcata per Guadalupe insieme a tre consorelle. Arrivata in Messico, avrebbe attraversato il Paese a dorso di mulo fino ad Acapulco e da lì si sarebbe imbarcata sul Galeone di Manila. L’intero viaggio sarebbe durato tra i 15 e i 18 mesi, e al suo arrivo a Manila Jéronima avrebbe fondato il primo convento femminile in Asia, il convento Santa Clara de la Concepción, che esiste ancora oggi». Non è un caso che sulla sua tomba di Jerónima ci sia oggi una riproduzione fotografica a grandezza naturale del ritratto di Velázquez.

Michelangelo
Il crocifisso che Jerónima tiene in mano testimonia l’influenza di un’idea concepita da Michelangelo attraverso il confronto intellettuale e filosofico con l’amica e mecenate Vittoria Colonna – la seconda donna protagonista di questa storia – sul tema della sofferenza di Cristo. Forse ispirato dai versi della poetessa, Michelangelo realizza una serie di disegni che portano alla fusione di un crocifisso in bronzo di circa 25 cm, inchiodato alla croce con quattro (e non tre) chiodi. Nel 1597, una versione attraversa il Mediterraneo e giunge da Roma a Siviglia. Francisco Pacheco (1564-1644) maestro e suocero di Velázquez, ne resterà affascinato, incorporandone l’iconografia nella sua pittura, e influenzando così anche l’allievo. «Nel ritratto del Prado», specifica Lochhead, «il crocifisso volge le spalle allo spettatore, rivelando i quattro chiodi che lo fissano alla croce. La forza di questa nuova iconografia sarà tale da stabilire il modello della Crocifissione nella pittura e nella scultura seicentesca di tutta la Spagna e delle sue colonie». Per valorizzare al meglio un dialogo così inedito, insieme allo studio giapponese Kodai and Associates (che ha progettato la nuova sede della galleria da poco inaugurata a Bond Street), Lochhead ha pensato un design a matriosca «Come negli anni passati, l’estetica dello stand sarà caratterizzata da un vedo non vedo ottenuto attraverso pannelli scorrevoli e fenditure. La novità sarà la «stanza nella stanza», uno spazio esclusivamente riservato alla visione delle due opere. Il crocifisso sarà posizionato accanto al ritratto, permettendo una visione ravvicinata a tu per tu con le opere». Sulle prospettive di vendita, le carte sono ancora tutte da scoprire. Il prezzo del Velázquez è su richiesta, mentre il crocifisso è proposto a 1,8 milioni di euro. «Sarebbe bello se le opere venissero acquisite da una collezione pubblica, ma al momento non possiamo fare previsioni. Al TEFAF può succedere di tutto. È proprio questa la magia di questa fiera».