Un ritrovamento eccezionale, frutto della pratica dell’archeologia preventiva: una necropoli protostorica del III-II millennio a.C., che conta circa 40 sepolture in un’arena di 12.800 metri quadrati, emersa durante i lavori di lottizzazione avvenuti tra il 2017 e il 2019 alle porte di Nogarole Rocca, in provincia di Verona. Per la prima volta i reperti straordinari rinvenuti in questa occasione, in questi anni studiati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, vengono esposti al pubblico nella mostra «Connessi. Interazioni millenarie di una necropoli», realizzata in collaborazione con il Comune di Nogarole Rocca e il Museo Archeologico Nazionale di Verona, con il sostegno di Autostrada del Brennero e il patrocinio del Fai Fondo Ambiente Italiano. Allestita nell’ex Oratorio di San Leonardo di Pradelle, resterà visitabile fino al 2 febbraio.
I resti del più antico sepolto in questa necropoli, battezzato «l’Antenato», e alcuni vasi associati alla cultura del bicchiere campaniforme con decorazioni diverse, rarissimi in Italia, dei quali uno con decorazione a pettine giunto integro, sono considerati reperti guida di eccezionale valore per comprendere «le connessioni e i contatti tra le popolazioni tra il III e il II millennio a.C.», come spiega Paola Salzani che ha diretto la campagna di scavo con Gianni De Zuccato e curato l’esposizione. «Già sapevamo che la presenza di oggetti, continua l’archeologa, come il bicchiere campaniforme è diffusa in tutta Europa, ma ora abbiamo avuto, sui sepolti inumati e non cremati, la possibilità di compiere analisi sul Dna antico nelle popolazioni che scambiavano questi oggetti spostandosi dall’area del Ponto carpatico. Questo ci ha consentito di rilevare la presenza del Dna dei popoli della steppa in quelli incontrati sul loro cammino in Europa, andando alle nostre origini e raccontando una storia di radici in movimento». Per la mostra è in programma una tappa nel 2025 nel Museo Archeologico Nazionale di Verona.