Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Veronica Rodenigo, Gloria Gatti
Leggi i suoi articoliIl termine per il deposito delle offerte non vincolanti per l’acquisto delle opere d’arte di proprietà della Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa è scaduto lunedì 28 febbraio alle 24.00, senza titoli né in prima né in terza pagina.
Al momento, infatti, solo la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, nella persona del suo presidente Franco Dini, un ente di derivazione storica dalla Cassa di Risparmio di Prato, ha reso noto di aver depositato nel pomeriggio di lunedì un’offerta non vincolante per l’acquisizione del corpus di opere che si trovano in Palazzo degli Alberti, ora sede di una delle filiali di Banca Intesa, tra cui «l’Incoronazione di spine» di Caravaggio, «La Madonna col Bambino» di Filippo Lippi e «La Crocifissione in un cimitero ebraico» di Giovanni Bellini.
L’importo offerto non è stato volutamente dichiarato, ma è stato precisato che si tratta di «un’offerta ragionevole formulata sulla base della situazione attuale», coerente con i fini statutari della Fondazione e che non contempla, quindi, una valutazione «di mercato» dei beni e neppure l’eventuale ipotesi di caducazione del vincolo da parte del Consiglio di Stato, davanti al quale pende l’impugnativa promossa dalla liquidazione per la riforma della sentenza del T.A.R. Toscana, III, n. 1345/2020.
Nel giudizio amministrativo è interveniente ad opponendum anche la Fondazione offerente che auspica la conferma dei vincoli e la continuazione (o meglio, la ripresa) della pubblica fruizione delle opere da parte della collettività a Palazzo degli Alberti e che, come è ovvio, non sarebbe nelle condizioni di essere «competitiva» sul mercato in caso di revoca del vincolo pertinenziale.
Sarà, forse, colpa dei venti guerra, ma abbiamo impressione che le nostre «notifiche» siano una sorta di embargo per delle opere non «colpevoli» di violazioni di norme di diritto internazionale pubblico.
Nel settembre del 2015 l’inchiesta della procura di Vicenza porta alla luce lo scandalo dell’allora Banca Popolare di Vicenza indagando per aggiotaggio il presidente Gianni Zonin (alla guida dell’istituto bancario per 19 anni nonché condannato nel 2021 a una pena di 6 anni e 6 mesi) e l’ex direttore generale Samuele Sorato.
Balza così alle cronache la voragine di un dissesto finanziario causato, tra le altre irregolarità gestionali, dalle cosiddette operazioni baciate ossia finanziamenti a tassi d’interesse molto vantaggiosi per i clienti che acquistino le azioni della stessa banca, gonfiandone conseguentemente il capitale.
Con il decreto del 25 giugno 2017 il Ministro dell’Economia e delle Finanze dispone per BPVI Spa la liquidazione coatta amministrativa e immediatamente dopo Intesa San Paolo la rileva, a un prezzo simbolico, con esclusione dei crediti deteriorati. Il provvedimento non è però certo risolutivo: a pendere su Banca Popolare di Vicenza S.p.A. rimangono i risarcimenti a migliaia di risparmiatori danneggiati per far fronte ai quali l’ente non esita ad attingere ai beni d’arte.
Già il 29 settembre 2020 vengono battute all’asta da Pandolfini 6 opere della collezione di Palazzo Thiene (i dipinti «Giulietta» di Pietro Roi, «La penisola di Sirmione sul Lago di Garda» di Achille Beltrame, «Chiesa Madre di Erice» di Mario Mirabella, «Veduta di Chioggia» di Eugenio Bonivento, e «Veduta di Firenze dalle cascine» e «Piazza della Signoria» di Emilio Burci, per un ricavo totale di circa 25mila euro) stranamente libere da quel vincolo pertinenziale che invece lega gli ultimi lotti (9 in tutto, oggetto del recente avviso di vendita) a rimanere nei tre palazzi che li custodiscono.
A Palazzo degli Alberti di Prato (immobile passato a BPVI in seguito all’acquisizione della Cariprato e oggi di proprietà d’Intesa San Paolo) sono conservati 4 distinti lotti di cui il primo composto da 121 dipinti, 16 sculture cui si aggiungono una stampa e un tappeto. Il secondo e terzo lotto constano rispettivamente nel «Cristo coronato di spine» del Caravaggio e nella «Crocifissione in un cimitero ebraico» di Giovanni Bellini. Il quarto lotto è costituito dalla «Madonna col Bambino» di Filippo Lippi.
Nel Vicentino Palazzo Thiene, ex storica sede della BPVI (acquistato lo scorso anno dal Comune per 4,4 milioni di euro e ora parte del sistema museale civico), sono distribuiti dipinti, sculture, piatti in maiolica (lotto 5), una preziosa collezione di monete veneziane (lotto 6), un corpus di opere di Arturo Martini (lotto 7) e alcune stampe della collezione Remondini (lotto 8).
Da ultimo Palazzo Soranzo Novello a Castelfranco Veneto (sempre di proprietà comunale) conserva il lotto 9: lo strappo di un affresco con una «Sacra Conversazione» di fine Quattrocento.
Insomma, i futuri compratori, pur potendo acquistare singoli lotti, dovranno lasciare le opere nei loro attuali contenitori nel rispetto di quel vincolo di pertinenzialità apposto in quanto «le raccolte esposte rivestono eccezionale interesse storico artistico, quale unicum inscindibile con il complesso». Inscindibile sì, eccezion fatta però per quanto già messo all’incanto nel 2020 e sempre che i commissari liquidatori non abbiano la meglio sull’appello al Consiglio di Stato per «liberare» i capolavori e renderli certamente più appetibili sul mercato.
Nel frattempo il primo cittadino di Vicenza, Francesco Rucco, monitora la situazione: «Con l’acquisto dell’immobile abbiamo fatto un sacrificio importante, dichiara. Si è trattato di uno sforzo fatto volentieri. L’auspicio è che questa volta il Ministero intervenga per l’acquisto delle opere esercitando il diritto di prelazione. Le anticipo che formalizzerò domattina stessa al Ministro Franceschini questa richiesta. Non possiamo sempre utilizzare i soldi dei cittadini gravati da problemi sociali ed economici. Il valore d’acquisto parte da 12 milioni di euro: una cifra che, anche valutando, come stiamo facendo, il supporto di una Fondazione, non arriveremmo mai a coprire».
Nel caso pratese il valore delle opere ammonta a 60 milioni di euro. Cifre che per entrambi i casi corrispondono all’originario valore d’acquisto delle collezioni, non ad una successiva stima che fonti interne a BPVI ci confermano non essere stata fatta.
L’attuale bando specifica che l’offerta sarà libera e dovrà pervenire direttamente all’ente (senza intermediari) entro la mezzanotte del 28 febbraio. Spetterà poi ai commissari liquidatori valutarne la congruità.
Anche da parte toscana prioritario sembra comunque essere che le collezioni rimangano nelle loro attuali collocazioni, così come ci ribadisce Matteo Biffoni, sindaco di Prato. «La collezione è legata a Palazzo degli Alberti e quindi alla città, su questo non abbiamo dubbi. Quello che ci auguriamo e su cui stiamo lavorando è che questi capolavori presto siano resi disponibili ai visitatori, sia cittadini pratesi, sia turisti. In questo senso la collaborazione con Banca Intesa è assolutamente proficua».

Un soffitto di Palazzo Thiene