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«La pipa» (1960) di Aldo Tura, Vitra Design Museum. Foto Andreas Sutterlin

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«La pipa» (1960) di Aldo Tura, Vitra Design Museum. Foto Andreas Sutterlin

Al CaixaForum forme senza funzione

Un'analisi dell’intenso rapporto tra il Surrealismo e il mondo del design

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Redazione GDA

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Barcellona (Spagna). Gli oggetti quotidiani sono sempre stati una delle principali fonti d’ispirazione per i surrealisti che a loro volta hanno aperto nuove prospettive al design in tutti i suoi campi, liberandolo dal dogma del funzionalismo. È questa la tesi della prima grande mostra dell’anno di CaixaForum Barcellona, «Oggetti del Desiderio. Surrealismo e design. 1924-2020», che analizza l’intenso rapporto tra questo movimento e il mondo del design, svelando parallelismi finora poco studiati.

Dopo aver prodotto la mostra di Alvar Aalto nel 2015, la Fundació LaCaixa e il Vitra Design Museum di Weil am Rhein (Germania), collaborano di nuovo in questa rassegna che riunisce 280 pezzi, tra cui pitture, sculture, oggetti, manifesti, riviste, libri, fotografie e film d’epoca, creati dal 1924, anno di pubblicazione del «Manifesto surrealista» di André Breton ad oggi. Opere d’arte surrealiste e oggetti rappresentativi dell’evoluzione del design durante un secolo, getteranno una nuova luce su questo ininterrotto dialogo creativo.

In mostra, fino al 7 giugno, un’esaustiva selezione che comprende opere di Gae Aulenti, Björk, Claude Cahun, Achille Castiglioni, de Chirico, Le Corbusier, Dalí, Duchamp, Ray Eames, Shiro Kuramata, René Magritte, Carlo Mollino, Isamu Noguchi, Meret Oppenheim, Man Ray e Jerszy Seymour, tra molti altri. «È noto che il design e gli oggetti quotidiani hanno avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione del Surrealismo, ma l’impatto decisivo del Surrealismo nello sviluppo del design grafico e industriale è molto meno conosciuto», spiega Mateo Kries, direttore del Vitra Design Museum e curatore della rassegna con la collaborazione di Tanja Cunz.

Secondo Mateo Kries il Surrealismo ha apportato al design aspetti emozionali ed esistenziali, fantasie, paure e desideri che l’hanno liberato dal dogma razionalista. «Grazie ai surrealisti, i designer hanno capito che la forma non necessariamente deve essere soggetta alla funzione», conclude il curatore.

Redazione GDA, 03 aprile 2020 | © Riproduzione riservata

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