Tina Lepri
Leggi i suoi articoliInaugurato nel 2000, il Museo Archeologico Nazionale «La Civitella» di Chieti realizzava un progetto ambizioso: affiancare ai resti archeologici dell’antico anfiteatro romano un museo moderno per raccontare la storia della città e del territorio. Il museo accompagna i visitatori lungo un percorso che partendo dall’Età del Bronzo ricostruisce la nascita della città attuale. Notevoli le ricostruzioni dei frontoni policromi e delle antefisse in terracotta di tre grandi templi, scoperti in frammenti sulla vicina acropoli. La Civitella puntava soprattutto su allestimenti innovativi e realtà virtuali: musiche, suoni, decine di schermi con immagini, voci, narrazioni e installazioni multimediali che rendevano suggestiva la visita. Purtroppo questi apparati da tempo sono fuori uso, come il riscaldamento. Gravi la infiltrazioni d’acqua dai soffitti, che viene raccolta in catini sparsi nelle sale.
Visitatori nel 2015 (ultimo dato ufficiale), soprattutto scolaresche: 6.600
Visita: 18 febbraio 2017
Voto medio 4,3
La sede: 5 La struttura progettata dall’architetto Ettore De Lellis consente di seguire la storia della città con ricostruzioni, reperti archeologici, sale con luci suggestive e vetrine che espongono corredi funerari, ceramiche dagli scavi urbani, collezioni di piccoli bronzi: fino al 2000 tutti invisibili nei depositi. Notevole la Collezione Vincenzo Zecca, con materiali emersi soprattutto nel centro storico di Chieti. La mancanza di manutenzione ha trasformato il notevole edificio museale in un luogo degradato: all’esterno sporcizia e cumuli di rifiuti, all’interno ragnatele e umidità.
L’accesso: 4 Per arrivare alla biglietteria, male indicata, si scendono due rampe di scale (montacarichi solo per disabili). I due custodi, chiusi in ufficio a causa del freddo, arrivano solo se chiamati. Aperto 9-19. Lunedì chiuso. Siti internet inaffidabili, meglio telefonare anche per gli orari (0871 63137). Ingresso 4 euro con diritto al biglietto ridotto per un altro museo della città. Mancano dépliant, audioguide e guardaroba. I custodi si prestano a tenere gli indumenti. Funziona una app scaricabile per smartphone con una guida alle collezioni. Molte panche per il riposo. Tutto il museo è accessibile ai disabili motori.
La visibilità: 6 Tutto è visitabile lungo un itinerario aperto, interrotto da, pareti divisorie, pannelli anche in inglese e nicchie ben allestite. Alcuni sono però illeggibili, erosi dall’umidità (antefisse del tempio). La visita è gravemente penalizzata dalla mancanza dei supporti sonori e visivi previsti dal progetto, che rende di ardua comprensione il senso dei reperti. Si cammina tra i resti di ruderi moderni: strutture che senza luci e voci restano inspiegabili.
L’illuminazione: 5 L’intero impianto è ben concepito, differenziato a seconda degli spazi e del percorso, ma sono troppe le luci spente come sulle importanti antefisse e in molte vetrine, illuminate a metà con mini spot. Bronzetti e altri reperti della Collezione Zecca sono al buio. Grandi finestre nella vasta sala per le attività didattiche degli studenti, semiabbandonata e aggredita da umidità e caduta di intonaci.
Custodi e sicurezza: 7 Nessun controllo all’ingresso. Due i custodi, gentili e imbarazzati. Ovunque funziona una videosorveglianza attiva.
La toilette: 6 Pulite, numerose al piano terra, anche per disabili. No fasciatoio. Al primo piano quella degli uomini è chiusa, quella dei disabili non è utilizzabile: la porta è bloccata a causa del parquet deformato dall’acqua.
Il bookshop: 0 Non c’è: illude una vetrina con una decina di libri su Chieti e l’Abruzzo, non in vendita. Nessun catalogo né guide.
L’ascensore: 6 Funziona solo per i disabili dall’ingresso al piano seminterrato della biglietteria. Ne esiste un altro ma è fuori uso.
La caffetteria: 0 Negli ampli spazi del museo manca anche un distributore automatico. Esisterebbe un bar proprio all’ingresso del museo ma è chiuso da tempo. Altri bar e tavole calde lontani.
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