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Bruno Zanardi
Leggi i suoi articoliVittorio Sgarbi ha scritto giorni fa numerosi insulti contro di me, in quanto reo d’aver lasciato, dopo un mio intervento del 2004, gli affreschi di Giovan Battista Tiepolo nel Salone di Palazzo Labia, a Venezia con in vista come tali i fori dei consolidamenti degli intonaci. Ebbene, Sgarbi ha ragione. È infatti una vergogna per il Mibact e per il Paese che uno dei grandi capolavori della pittura europea possa essere lasciato in quella situazione.
Tuttavia, ciò non accade in alcun modo per mia responsabilità, ma solo e unicamente della soprintendente di Venezia, arch. Renata Codello (mai vista di persona, peraltro), la quale nel 2004 ha disposto, per scritto, che la Rai, proprietaria del Palazzo, quindi responsabile ex lege della conservazione degli affreschi, mi affidasse il risarcimento dei gravi distacchi di intonaco che si erano verificati nel Salone. Per poi dire una ventina di giorni dopo agli esterrefatti funzionari della stessa Rai che le presentavano il mio progetto d’intervento, come, ai tempi, loro stessi mi riferirono: «Chi vi detto di chiamare Zanardi?»; «Lei signora, con questa lettera»; «Cosa c’entra. Di lettere ne scrivo e ne firmo cento al giorno»; «Sì, ma lei è un pubblico funzionario»; «Appunto. E io Zanardi non lo voglio».
Disponendo infine, così da evitare che mi potessi rivalere a fronte ad atti pubblici sbagliati, che la Rai finanziasse solo il consolidamento degli intonaci affrescati, ma senza che io mai toccassi la pellicola pittorica, ivi compresi i fori da cui iniettare i consolidanti, ordinando che fossero lasciati in vista come tali.
E istituendo un’apposita commissione, guidata da un architetto esterno e costituita da Soprintendenza e Istituto Centrale del Restauro, che seguisse i lavori; commissione del cui livello culturale e della cui utilità ben dice l’aver sostenuto, pubblicamente e con forza uno dei suoi membri, che i distacchi degli intonaci affrescati venivano dall’aria fredda del condizionamento «che va in alto», così smentendo l’intera storia della Fisica dell’atmosfera, da Archimede a oggi. Roba, fosse vera, da Nobel!
Finita qui la cronaca di una vicenda incredibile, ma vera, aggiungo che, dalla fine di quel lavoro di consolidamento, quindi da una decina di anni, uno dei grandi capolavori della pittura italiana giace abbandonato a se stesso e invisitabile, con buona pace dei grandi e meritevoli sforzi che Franceschini sta facendo per rilanciare il Mibact.
Ma anche va detto che, così procedendo, il Mibact ha rinunciato al finanziamento di 1-1,5 milioni che la Rai voleva dare per il restauro degli affreschi; e ha anche rinunciato a che la Rai facesse realizzare un’indagine (da me suggerita) sulla tenuta strutturale del Palazzo, visto che da lì con ogni probabilità vengono gli endemici, grandi distacchi degli intonaci affrescati del Salone; impedendo in tal modo che, sempre la Rai, finanziasse (qui con milioni di euro) il restauro strutturale del Palazzo, nel caso probabilissimo ce ne fosse stato bisogno.
Diceva Giulio Andreotti che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si coglie. Quindi non è che la ragione per cui si è sorvolato, e si continua a farlo, sul grave danno erariale e d’immagine prodotto dalla Soprintendenza al Mibact e a Venezia con l’intervento su Palazzo Labia, derivi dal non trovare nessuno disposto a dare il permesso di far viaggiare le Grandi Navi nel Canale della Giudecca, di approvare l’insensata addizione all’albergo Santa Chiara che sfigura lo skyline sud-sud ovest della città certo più singolare, se non più bella del mondo, di tenere aperta da anni l’immensa buca che c’è davanti al Palazzo del Cinema, di collaudare il Ponte di Calatrava su cui i passanti cadono come birilli e che inoltre costa 300mila euro all’anno di manutenzione perché non si apra in due eccetera, eccetera, eccetera?
Bruno Zanardi
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