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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliCecina (Livorno). I tre modi con cui Hermann Hesse (1877-1962) ha combattuto per tutta la vita contro la depressione erano la scrittura, la spiritualità orientale e la pittura. A quest’ultima áncora di salvezza è dedicata la mostra «Hermann Hesse. Acquarelli», curata da Alessandro Schiavetti e aperta fino al 15 maggio alla Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina, in provincia di Livorno.
Le 36 opere hanno per soggetto il paesaggio collinare di Montagnola, nel Canton Ticino, dove lo scrittore tedesco, naturalizzato svizzero, premio Nobel nel 1946, andò a vivere dal 1922 alla morte. L’autore di Siddharta, di Il lupo della steppa e di Narciso e Boccadoro amava trascorrere le giornate, tra uno studio e l’altro, passeggiando nella natura, con il suo bagaglio di strumenti per dipingere sempre con sé. Trovato il luogo di particolare armonia, lo fermava sulla carta, avendo nella memoria Klee e la poesia dei liberi colori del «Blaue Reiter». Dipingere era un modo di guardare meglio, tanto che disse: «Non sarei giunto così lontano come scrittore senza la pittura». Era infatti nell’intersezione di parole, immagini e meditazioni che Hesse trovava il suo piccolo paradiso, avendo la sensazione, come amava dire, «di tornare a casa».

Uno degli acquerelli di Hermann Hesse in mostra a Cecina
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