Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliRoma. Federica Rinaldi, archeologa, è la responsabile del Colosseo. Il più importante e visitato monumento al mondo (7,5 milioni di visitatori annui), è parte del Parco archeologico del Colosseo diretto da Alfonsina Russo, che comprende anche Foro Romano, Palatino e Domus Aurea. Tutti luoghi chiusi in ottemperanza del Dpcm dell’8 marzo.
Dottoressa Rinaldi, che cosa avviene al Colosseo quando tutto tace?
Il Colosseo continua a respirare e noi questo respiro dobbiamo continuare a monitorarlo. Il silenzio che da qualche giorno avvolge il monumento, la piazza e tutto il patrimonio del Parco archeologico è un silenzio nuovo, un silenzio a cui non eravamo abituati.
La chiusura ha offerto occasioni di riflessioni e riconsiderazioni?
Certamente. Nel silenzio sopraggiungono idee che nel frullatore di tutti i giorni non riesci a fermare. Ad esempio ora mi viene in mente che sarebbe bello realizzare un’installazione che sia in grado di raccontare la millenaria storia del Colosseo attraverso i «rumori» che lo hanno contraddistinto prima dell’attuale silenzio, fin dalle le urla del pubblico che dagli spalti acclamava il proprio gladiatore preferito o i lamenti degli animali uccisi sull’arena durante le cacce spettacolari delle «venationes». Nell’immediato però questa chiusura è l’occasione per realizzare importanti interventi di manutenzione che ci consentiranno di riaprire il monumento in condizioni migliori di prima. Ma è anche l’occasione per riflettere in modo concreto sul tema dei percorsi al Colosseo, e quindi su una fruizione che consenta al pubblico di comprenderne appieno storia e architettura. Stiamo quindi studiando gli accessi attraverso le uniche quattro scale esistenti, abbiamo iniziato la bonifica della segnaletica direzionale ormai obsoleta, il tutto sempre nel rispetto della sicurezza e delle misure di contenimento prescritte dal Governo.
Come stanno vivendo la chiusura i funzionari?
Con grande senso di responsabilità verso la propria salute ma, vorrei dire, anche con grande senso di responsabilità verso la missione cui siamo chiamati, che è quella di preservare, raccontare e consegnare al futuro la ricchezza del nostro Paese. Il Servizio comunicazione, di cui sono anche responsabile, non si è trovato impreparato e ha colto l’occasione per nuovi contenuti sul sito web (www.parcocolosseo.it), per nuove rubriche sui social che già facevano parte di un calendario programmato. Il Servizio didattica ha ideato dei contest per bambini (ma poi partecipano quasi più entusiasti gli adulti!), che vengono pubblicati sui nostri social ogni mattina alle 10. Il Servizio valorizzazione con i funzionari incaricati sta portando avanti i progetti di allestimento e mostre in programma, così da essere pronti quando questa emergenza sanitaria sarà passata. E poi continuiamo a prenderci cura del «respiro» del nostro Parco, alternando la presenza sul sito con il lavoro agile da casa.
Quali sono i progetti che riprenderanno vita alla riapertura?
Sono tanti ma, per limitarci al Colosseo, riguardano i numerosi cantieri di restauro distribuiti all’interno del monumento: penso al restauro dell’affresco con la veduta di Gerusalemme risalente al 1675, che avremmo voluto inaugurare in occasione della Via Crucis e della Pasqua, o al restauro degli stucchi del «Passaggio di Commodo» che un giorno, dopo i dovuti interventi di messa in sicurezza e consolidamento, sarà riaperto al pubblico. Ma penso anche all’ambizioso progetto di realizzare il rilievo 3D di tutto il monumento.
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