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Il generale ha una strategia

Il 4 agosto scorso il generale Giovanni Nistri ha presentato alla Commissione permanente del Senato la sua relazione sullo «Stato di avanzamento del Grande Progetto Pompei». 

La scadenza del 31 dicembre 2015, termine previsto dall’Unione Europea per la conclusione del Progetto, è ormai prossima. Nistri ha fatto il punto della situazione e spiegato che i principali obiettivi saranno raggiunti. La relazione (Nistri ha letto al Senato una sintesi di dieci pagine asciutte, fitte di dati), dà ragionevoli speranze anche se non nasconde difficoltà e problemi. Prima di tutto, è certo che si stanno rispettando i due obiettivi di base indicati nella relazione del gennaio 2014: primo, per tutti gli interventi sono pronti i progetti, la cui drammatica assenza era tra i principali motivi dei gravi ritardi nelle fasi iniziali (senza progetti non era possibile avviare le procedure di appalto e l’esecuzione dei lavori); secondo, la struttura di comando che fa capo al direttore generale Nistri e al soprintendente Massimo Osanna ha raggiunto risultati importanti: ad oggi è stata impegnata «l’intera disponibilità finanziaria di 105 milioni di euro» degli stanziamenti europei e i due terzi della rilevante somma di 34 milioni che deriva dai risparmi sulle gare d’appalto, aggiudicate con il criterio del «massimo ribasso». La cifra corrisponde a un ribasso medio di circa il 30% e quella somma è quindi a disposizione per ulteriori progetti. 

Il 2015 è stato l’anno della svolta: la rapidità delle procedure per le gare d’appalto è passata dai 356 giorni del 2012 ai 50 giorni nel 2015 e nei soli ultimi mesi sono stati stipulati 28 contratti (6 dei quali per il «Piano della Conoscenza»). Le gare sono veloci anche perché la legge ha concesso a Nistri la facoltà di abbreviare le procedure, ma questo potere scade il 31 dicembre e dovrà quindi essere rinnovato.
In sintesi: sono state avviate o bandite gare per 130 milioni, con appalti conclusi per 105 milioni. Sono in corso 33 cantieri e 8 attività e servizi. A ritardare le gare sono anche 7 ricorsi al Tar. Restano però notevoli interrogativi sul completamento del Progetto.


Nonostante il quadro incoraggiante, delude il dato della spesa effettivamente sostenuta: appena 15 milioni entro fine anno, quando saranno conclusi circa 30 interventi, mentre per altri 16 si dovrà aspettare almeno il 2016, dati che saranno definitivamente aggiornati a settembre.

Per questo, Nistri ha lanciato un esplicito allarme: «Alla data del 31 dicembre non potrà essere materialmente speso l’intero importo del finanziamento europeo, pur essendosi provveduto a bandire l’importo dei 105 milioni di euro, maggiorato quasi interamente dalla cifra integrativa indicata nel Piano di Azione», quindi 139 milioni in tutto. 

Secondo le stringenti condizioni poste dall’Europa, entro fine anno i fondi europei dovrebbero non soltanto essere impegnati, ma spesi interamente e rendicontati. Tutto, progetti e lavori previsti, dovrebbe essere terminato, collaudi compresi. Dunque gli impegni non saranno rispettati e Nistri ne è da tempo consapevole. Cause del ritardo sono le lentezze burocratiche, i ritardi nella fase di avvio del Progetto, ma anche la negativa eredità del passato con un picco negli anni del commissario (2008-10) e l’inerzia successiva fino al dicembre 2013, quando venne nominato Nistri alla guida del Grande Progetto. 

Con l’ultima Relazione, Nistri rende dunque esplicita la sua strategia. Punta a un rinvio che prevede però un piano più ambizioso, intende aprire una prospettiva di lunga durata per la quale sarà necessario anche l’accordo della Commissione Europea: si tratta di prolungare i tempi del Grande Progetto ben oltre il 2015.
È una «scelta operativa» alla quale l’Unesco ha già dato il suo consenso in base alla constatazione che la «struttura di comando» a Pompei, soprattutto nel 2015, si è dimostrata efficiente e i risultati apprezzabili. Dunque bisogna ora convincere l’Europa che serve più tempo.


È chiaro che la prospettiva non è soltanto quella di «salvare Pompei» ma di farne il perno per il futuro sviluppo di tutta l’area vesuviana: è in fase di avvio il grande Piano strategico per una riqualificazione urbanistica e infrastrutturale e il suo rilancio turistico-culturale, previsto dalla legge Valore Cultura dell’ottobre 2013, la stessa che ha istituito la struttura del Grande Progetto Pompei a cui spetta anche il compito di coordinare il progetto per la Buffer Zone.

Dunque si chiede fiducia: senza aperture di credito e continuità nei finanziamenti da far valere anche «a scavalco» sui fondi europei 2014-20, il Grande Progetto Pompei si fermerebbe a metà.

Edek Osser, 22 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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