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A sinistra, quattro corone nella Sala Graziani del Museo Coloniale, accanto al busto di Rodolfo Graziani

© Biblioteca Nazionale Centrale «Vittorio Emanuele II» di Roma

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A sinistra, quattro corone nella Sala Graziani del Museo Coloniale, accanto al busto di Rodolfo Graziani

© Biblioteca Nazionale Centrale «Vittorio Emanuele II» di Roma

A che punto sono le restituzioni dell’arte saccheggiata in Etiopia

Si dà la precedenza agli oggetti per cui sono arrivate le richieste dagli etiopi, per ora senza grandi successi

Nel 1941 l’Etiopia, liberata dagli inglesi e non più colonia italiana, aveva ritrovato l’indipendenza. Nei primi anni del dopoguerra il Paese africano presentò all’Italia un elenco dei beni di cui chiedeva la restituzione. La trattativa avvenne ai massimi livelli politici e furono allora restituiti molti degli oggetti richiesti, in tre fasi tra 1952 e 1953. Tornati in Africa, gli etiopi fecero sapere che parecchie cose, descritte in modo generico negli elenchi delle loro richieste, mancavano: ma in Italia di quegli oggetti si erano perse le tracce e non furono più trovati. Un vero Trattato venne infine concluso l’1 luglio 1956. Prevedeva anche il pagamento in cinque rate di oltre 16 milioni in dollari. Il decreto, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale», porta la firma del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. In un apposito paragrafo veniva sancito un nostro impegno: entro sei mesi il grande obelisco di Axum, che dal 1937 abbelliva una piazza di Roma, sarebbe stato smontato e riportato in Etiopia. 

In realtà questo avvenne soltanto nel 2005, 68 anni dopo. Tra gli oggetti d’arte dell’elenco per le restituzioni presentato dall’Etiopia erano compresi i quadri che decoravano la sala del Parlamento di Addis Abeba. Restituiti nel 1953, ne mancavano due dei quali non si avevano particolari descrizioni: dopo una complessa ricerca, studiando le fotografie del Parlamento conservate alla Biblioteca Nazionale e altri documenti, due grandi dipinti sono stati da poco riconosciuti proprio tra quelli in deposito al Museo delle Civiltà all’Eur. Nella ricerca attuale degli oggetti viene data ancora la precedenza a quelli per i quali sono arrivate le richieste degli etiopi, per adesso senza grandi successi. 

Di recente sono state però individuate alcune tavolette dipinte con scene religiose. Facevano parte dell’arredo di un convento che si sta ora cercando di identificare. Dei tesori di Debre Libanos non esisteva un inventario ma si sa di alcune croci d’oro massiccio, conservate nel monastero, poi depredate e forse fuse. Finora pochi degli oggetti trovati nel Museo della Civiltà sono con funzione religiose. È recente la scoperta di alcune corone per le quali manca una documentazione (ma che non sono quelle preziose, esposte e visibili nella fotografia della Sala Graziani del Museo Coloniale accanto al busto di Rodolfo Graziani) e altrettanto recente è il riconoscimento di tre mantelle (esposte in quella sala). Trovate anche alcune corone decorate con peli di leone, non ancora classificate: forse si tratta di quelle portate in Italia da Graziani, comprese negli elenchi etiopici e in parte già restituite. Non è però possibile esserne certi: in quegli elenchi mancano descrizioni precise e finora è stato impossibile accertare che sono quelle arrivate dall’ex Museo Coloniale.

Edek Osser, 27 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

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