Alessandra Ruffino
Leggi i suoi articoliL’idea del volume è nata, come spiega il curatore Enrico Rotelli, dal ritrovamento da parte di Michele Concina nell’Archivio Pivano di una cartellina rossa contenente i profili di torinesi in vista, scritti a partire dal 1947 da Nanda Pivano e rimasti perlopiù inediti. A quei primi Medaglioni, composti dalla scrittrice entrata nel 1943 nel giro einaudiano grazie a Pavese, ne sono stati accostati altri redatti in anni successivi (fino a metà degli anni Duemila) e l’intera galleria è stata poi allestita in otto sezioni: Arte, Musica, Giornalismo ed Editoria, Scienza, Architettura, Società, Letteratura, Cinema, Danza e Teatro, una galleria ove, in generale, l’intonazione aneddotica tende a prevalere sul colpo d’occhio critico. Nella sezione Arte (la più ampia), oltre ai moltissimi torinesi, figurano molti americani da Pollock a Warhol e Haring, nonché, a testimonianza delle ampie curiosità della Pivano, figure come Peggy Guggenheim o Andrea Pazienza. Interessante, benché ristretta, quella dedicata agli architetti e costituita da quattro ritratti di Rogers, Mollino, Gregotti e Piano (il grande assente risulta qui Ettore Sottsass jr, marito della Pivano). Tipico prodotto editoriale d’oggidì, il volume edito da Skira è a tratti godibile e, tuttavia, non basta la soggezione a un certo feticismo filologico che venera il germe di qualcosa di mai nato a giustificare la pubblicazione di certi testi i quali, ben al di sotto del livello dell’incompiuto, son davvero inconsistenti: è il caso, per fare un esempio, di quello dedicato a Giuseppe Marotta («Beve circa trenta caffè al giorno e poi si lamenta di un eczema che ritorna ogni cinque minuti») che non è lecito nemmeno definire abbozzo. Apprezzabile, invece, la scelta di organizzare il materiale per insiemi che intendono lasciare intatta la sorpresa degli incontri che si faranno via via.
Medaglioni, di Fernanda Pivano, a cura di Enrico Rotelli, 160 pp., Skira, Milano 2014, € 15,50
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