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La Tate domina Londra

Robert Bevan

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Per i suoi architetti Herzog & de Meuron, i «Tanks» (serbatoi di carburante) al di sotto dell’ampliamento della Tate Modern sono qualcosa in più delle sue fondamenta fisiche; sono stati «il punto di partenza per l’approccio intellettuale e curatoriale» del progetto da 260 milioni di sterline

L’attrazione di spazi «così come sono stati trovati» era già stata evidente nel 2000, quando la Tate ricavò la Turbine Hall dalla Bankside Power Station. Herzog & de Meuron si sono nuovamente ispirati agli spazi così com’erano, partendo dallo spazio trilobato dei tre ex depositi di carburante sotterranei, i Tanks, e sviluppandoli verso l’alto, ruotando le geometrie attraverso i 64,5 metri di altezza della Switch House fino alla piattaforma panoramica al decimo piano. I Tanks sembrano fatti apposta per le performance, anche se all’inaugurazione proporranno le sculture «Untitled» di Robert Morris (1965), «Prototype for Revolving Vane» (1967-58) di Charlotte Posenenske e «Zero to Infinity» (1968) di Rasheed Araeen.

Da qui sale una scalinata a spirale in cemento (un po’ hollywoodiana, un po’ industriale) che porta al piano terreno, dove si trova un trio di spazi proporzionati e flessibili destinati a gallerie, eventi e sale per i soci all’interno della torre di cemento rivestita di mattoni, collegati da una serie di eleganti scale nei vari angoli dell’edificio. La luce è filtrata negli spazi attraverso i fori tra i mattoni, mentre quella che illumina le gallerie è adeguatamente controllata (la luce naturale non va d’accordo con le mostre di opere multimediali in programma).

Le opere degli anni ’60 esposte nei Tanks prefigurano il nuovo allestimento che, secondo Frances Morris, la nuova direttrice della Tate, enfatizza un più diretto coinvolgimento con lo spettatore (e il coinvolgimento diretto sembra essere la direzione delle principali collezioni di Londra; il direttore del Design del Victoria and Albert Museum David Bickle ha reso noto all’inizio del mese l’intenzione di «infestare» il V&A East con il più vasto pubblico, dagli spazi espositivi ai laboratori di restauro).

Con la Switch House, la Tate Modern ora ha il 40% di spazio in più per le gallerie e il pubblico, ma è un vero e proprio tour de force, con il reticolo di copertura che forma una rete strutturalmente avanzata di 336mila mattoni. 

Robert Bevan, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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