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©David LaChapelle Studio

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LaChapelle dopo la Cappella Sistina

Federico Castelli Gattinara

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Fino al 13 settembre Palazzo delle Esposizioni propone «David LaChapelle. After the Deluge», a cura di Gianni Mercurio, una grande retrospettiva del celebre fotografo americano, 150 fotografie con inediti, molti grandi formati e scatti esposti per la prima volta in un museo.

Nel 2006, la visione in forma privata degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina ha segnato una svolta nell’arte di LaChapelle. Se prima pubblicava solo su riviste di moda, rivolto a un pubblico il più vasto possibile, con uno stile pop basato su shock emotivi, paradossi e provocazioni, «dopo il Diluvio» si ritira a vivere in un’isola selvaggia del Pacifico, volgendo la propria forza creativa in altre direzioni estetiche e concettuali.

La mostra si concentra proprio su questo recente periodo, a partire dalla realizzazione della serie «The Deluge». Il segno più evidente del cambiamento è la scomparsa della presenza umana: niente più modelli viventi, come in quasi tutti i suoi lavori precedenti, a parte «The Electric Chair» del 2001 dove reinterpreta il famoso lavoro di Andy Warhol, il primo a credere in lui e a lanciarlo attraverso la sua rivista «Interview».

Le serie «Car Crash», «Negative Currencies», «Earth Laughs in Flowers», «Gas Stations», «Land Scape» (nella foto, «Luna Park», 2014), fino alla più recente «Aristocracy», seguono questa scelta di eliminare la carne prima provocatoriamente esibita.

Una selezione di opere dà conto anche della sua produzione precedente, dai ritratti dello star system alle scene con tocchi surrealisti su temi religiosi, alle citazioni di grandi opere della storia dell’arte e del cinema, sempre tutto saturo di colori accesi e volutamente kitsch. In calendario anche una rassegna di filmati e backstage dei suoi set fotografici, per comprendere il complesso processo di realizzazione dei suoi lavori.


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Federico Castelli Gattinara, 04 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

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