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Il rapporto diretto tra maestro e allievo nell'arte della miniatura mediorientale

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Il rapporto diretto tra maestro e allievo nell'arte della miniatura mediorientale

Le matricole del patrimonio immateriale Unesco

29 candidature promosse. Per l'Italia le murrine di Venezia e il corno da caccia

Giuseppe Mancini

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Per le nuove inclusioni nella Lista del patrimonio dell’umanità bisognerà aspettare il 2021, ma l’Unesco ha comunque aggiornato quella parallela del patrimonio immateriale, formalizzando per il 2020 l’inserimento di 29 nuove candidature. Ce l’hanno fatta ad esempio l’apicoltura negli alberi in Polonia e Bielorussia, la cultura della sauna in Finlandia, il couscous nei paesi del Maghreb, l’orologeria in Francia e Svizzera; per l’Italia, entrambe coinvolte in candidature congiunte, l’arte delle perle di vetro di Venezia (le murrine) e i suonatori di corno da caccia della Venaria Reale.

Tra le altre accettate, quella sull’arte della miniatura presentata da Turchia, Azerbaigian, Iran e Uzbekistan. Le miniature di questo specifico contesto culturale sono decorazioni pittoriche di piccole dimensioni, in cui non vengono seguite le regole della prospettiva: le figure umane, ad esempio, hanno spesso dimensioni proporzionali alla loro rilevanza. Il supporto tradizionale è la carta, il formato prediletto l’album in cui venivano raccolti fogli di diversa provenienza.

Oggi invece si utilizzano anche ceramiche, tessuti, tappeti; ai colori si aggiungono l’oro e l’argento. Un’ulteriore caratteristica è quella dell’apprendimento attraverso un rapporto diretto tra maestro e allievo in una sorta di apprendistato. Anche se le origini sono antiche, l’arte della miniatura ha avuto un impulso significativo alla corte dei sultani ottomani, dov’è diventata strumento privilegiato per rappresentare le diversità dell’impero: le sue genti e la sua geografia variegata. Ma è stata anche capace di rinnovarsi, come dimostra il giovane artista Murat Palta, che ha rappresentato attraverso miniature di apparente fattura ottomana scene di film hollywoodiani come «Shining», «Kill Bill», «Guerre stellari» o «Arancia meccanica».

Per l'Italia, la candidatura del corno da caccia, presentata insieme a Francia, Belgio e Lussemburgo, è stata curata dall'Equipaggio della Regia Venaria, istituito nel 1996 dall'Accademia di Sant'Uberto che promuove attività culturali nelle regge sabaude. Il loro strumento prediletto è il corno da caccia del tipo d'Orléans, ma viene impiegato anche il corno barocco da orchestra già impiegato nelle corti europee. Il gruppo presenta un repertorio di fanfare da caccia e composizioni di autori soprattutto francesi, a cui sono stati aggiunti brani del repertorio liturgico; ogni anno esegue l'accompagnamento della suggestiva messa di Sant'Uberto nella cappella di corte della Venaria Reale che prevede la partecipazione di cani, oltre a suonare in eventi organizzati nelle altre residenze dei Savoia.

La candidatura italo-francese delle perle di vetro ha avuto come logico epicentro Murano, dove sono state perfezionate le tecniche tradizionali per plasmarle col fuoco nelle due varianti «a lume» e «da canna»; le più conosciute e apprezzate sono le murrine, ricavate dall'assemblaggio di vetri multicolore. Nel tempo le perle hanno acquisito dimensioni artistiche sempre più raffinate, mentre in epoca coloniale sono state addirittura usate al posto del denaro nei baratti. I segreti della lavorazione, come per le miniature, sono trasmessi soprattutto in via informale, da maestro ad apprendista nei laboratori di produzione.
 

Il rapporto diretto tra maestro e allievo nell'arte della miniatura mediorientale

Una miniatura di Murat Palta raffigurante una scena di «Kill Bill»

Suonatori di corno da caccia alla Palazzina di Stupinigi (To)

Giuseppe Mancini, 15 gennaio 2021 | © Riproduzione riservata

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