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Raccomandati misericordiosi

Federico Castelli Gattinara

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Ai Musei Capitolini 26 opere sul tema

«La Misericordia nell’arte» è un titolo che potrebbe non attrarre chi non cerca un itinerario giubilare. Il tema invece rivela una complessità sorprendente, affondando le sue radici nel Medioevo, legandosi alla diffusione delle confraternite e alla crescente consapevolezza della necessità di aiuto ai poveri, basti pensare alla lezione di san Francesco.

«Madonna della Misericordia» di Vincenzo Tamagni, Montalcino, Museo Civico e DiocesianoLa mostra è curata da Maria Grazia Bernardini e Mario Lolli Ghetti, accompagnata da un catalogo Gangemi con saggi della Bernardini, di Marco Bussagli, Claudia Ceri Via e Rita Silvestrelli. È una rassegna non grande, 26 pezzi in tutto, aperta fino al 27 novembre in sale inedite per le mostre, al piano terra di Palazzo dei Conservatori dei Musei Capitolini con affaccio diretto su piazza del Campidoglio, promossa dalla Sovrintendenza capitolina e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo. Due i focus, inevitabilmente intrecciati tra di loro: la Madonna della Misericordia, che ha un’iconografia altomedievale, vede una grande diffusione tra Tre e Quattrocento e rappresenta la Vergine stante col mantello aperto a protezione dei fedeli; le Sette opere di Misericordia descritte da Cristo stesso nel Vangelo di Matteo, che diventa tema ripetuto a partire dalla fine del Cinquecento, legato al pensiero e ai dibattiti tridentini.

Non arrivano in mostra, ovviamente, le due icone assolute di questi due filoni, il «Polittico della Misericordia» di Piero della Francesca e le «Sette opere di Misericordia» di Caravaggio, solo documentate. Ma ritroviamo il manto a coprire e a proteggere, col suo altissimo valore simbolico, nei gonfaloni di Niccolò Alunno da Assisi, della Madonna della Misericordia del Perugino da Bettona e di quella del Bertoja da Parma, fino all’anonima «Madonna dei Raccomandati» di fine Quattrocento da Orte, presa a emblema della mostra.

Anche il filone dell’opere di Misericordia ha esempi notevoli, in tutte e due le versioni iconografiche della «Carità» e di «Cimone e Pero», dal capolavoro di Caravaggio (il vecchio Cimone, condannato a morte per fame, salvato dalla figlia Pero che lo nutre col latte del suo seno). In mostra la Carità di Reni di Palazzo Pitti, il Cimone e Pero (Carità romana) di Bartolomeo Manfredi degli Uffizi, il settecentesco «San Camillo de Lellis salva gli ammalati» del Subleyras di Palazzo Braschi, un rilievo di Pietro Bernini dalla Certosa di San Martino, un san Rocco d’argento da Ruvo di Puglia e altro ancora.

Federico Castelli Gattinara, 28 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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