Caro Gaggero,
Questo è l’unico negozio che non ha una vetrina, ma è anche l’unica cosa diversa da tutto quello che ha intorno. La parete che dà sulla strada sembra copiata da uno di quei contenitori di uova fatti col cartone riciclato, ma a differenza da loro ha spigoli acuminati che non promettono nulla di buono. Nuoce gravemente alle vedute del centro storico e non si capisce come gli abbiano permesso di sorgere in quel posto. La manutenzione delle angolature più basse implica la costante rimozione dei nidi di ragno e delle scritte che i ragazzini si divertono a fare sulle superfici, che si prestano moltissimo come fossero fogli di un quaderno. In pratica il muro pieghettato moltiplica le occasioni per scriverci sopra le frasi: qui c’è un insulto, a fianco la risposta, poi la replica, poi un commento. Per vedere la merce bisogna entrare, ma il timore è che si tratti di un posto da cui sia difficile uscire.
Luccardini

Caro Luccardini, 
Non vedo il negozio, se non me lo avessi detto non l’avrei immaginato. Forse è un pannello insonorizzante, forse per restare nel campo acustico la piazza di notte si trasforma in un’ottima sala di registrazione oppure si tratta di un plateau per uova giganti di struzzo momentaneamente appoggiato verticalmente. Quello che è sicuro, è estraneo all’edificio retrostante e alle macchine antistanti. Stante la forma avveniristica si tratta solo di aspettare che le auto evolvano o l’edificio crolli a favore di una stazione spaziale. Rettifico: una stazione tout-court. Nello spazio profondo è già un po’ che non ci va più nessuno. Vado a indossare la tuta. Sai: allevando struzzi giganti in una stazione ci si sporca, e pensare che volevo solo entrare nel negozio a curiosare.
Gaggero