Barbara Garatti
Leggi i suoi articoli«È come riconoscere le cose che si hanno più vicine […] una specie di geometria applicata, quella dell’astrattismo divenuta reale in un oggetto che appare pieno di una carica emotiva». È forse riassunto in questa frase, pronunciata da Tano Festa in occasione della mostra alla Galleria La Salita di Roma nel 1967, quel senso di equilibrio tra concretezza ed emotività che caratterizza le sue opere più note. «Porte», «Persiane», «Finestre» e «Obelischi» sono testimoni di un surrealismo sperimentale ed espressivo rivisitato in chiave astratta che genera un lieve senso di perturbante nell’osservatore.
Ma l’opera di Tano Festa, iconica nei sui sviluppi degli anni Sessanta e Settanta quando l’artista prese parte alla fervente scena culturale della Scuola di Piazza del Popolo a Roma, meriterebbe ancora molto studio accademico e una verifica sul campo attraverso esposizioni scientifiche. È con questo desiderio che la figlia Anita Festa si occupa, da più di vent’anni, di mettere insieme i tasselli di un puzzle smembrato da varie vicende ancora poco chiare. La pubblicazione del catalogo generale è l’occasione per fare un bilancio dello stato dei lavori.
Come nasce questa pubblicazione?
Il catalogo generale di recente pubblicazione nasce dall’esigenza di fare ordine nella produzione di mio padre, dopo varie vicissudini che non sempre hanno giovato all’integrità della sua opera. Dal 2018 ho iniziato a raccogliere più informazioni possibili e materiale iconografico che mi aiutasse a ricostruire la cronologia e quindi gli sviluppi della sua ricerca. Negli ultimi mesi ho lavorato alla pubblicazione del catalogo generale che ora è disponibile online, ma a dire la verità è tutta la vita che mi dedico senza riserve a tutelare e a valorizzare l’opera di Tano Festa.
Si tratta di un bel traguardo: è noto quanto sia complesso tenere insieme tante informazioni da vagliare e verificare costantemente. Quali ricadute lei pensa che avrà questo progetto?
Quando ho iniziato a lavorare al catalogo pensavo che sarebbe stato un punto di arrivo, ma in realtà ora che è completo mi rendo conto che è più opportuno considerarlo il punto di partenza. Ora inizia una nuova fase altrettanto importante in cui sarà possibile raccogliere ulteriori informazioni, documenti, materiale iconografico, testimonianze. Dove sarà opportuno si provvederà ad aggiornare le informazioni sulle opere già pubblicate e con il tempo e le dovute cautele un giorno riscoprire opere inedite riconducibili alla mano di Tano Festa. Mi piacerebbe che i collezionisti delle opere di mio padre comprendano questo importante progetto e contribuiscano al completamento del catalogo inviando la documentazione sulle opere ancora mancanti.
Il digitale in questo senso offre molte possibilità, quali riflessioni hanno spinto a questa scelta invece che a una pubblicazione cartacea più tradizionale?
La possibilità di creare un archivio digitale, oltre ad essere al passo coi temi, è una scelta che mi ha convinto fin dall’inizio per l’opportunità di aggiornare i dati delle schede e soprattutto integrare le informazioni, ma anche per la gratuità che consente l’a fruizione a un pubblico più vasto. In questo modo è possibile davvero far conoscere l’opera di Tano Festa a tutti, chiunque infatti può navigare liberamente tra le schede per riconoscere le opere più iconiche o scoprirne di mai viste. Mio padre è sempre stato un grande sperimentatore, di soggetti, tecniche, composizioni... Questo nuovo strumento permette ora di vedere nell’insieme la sua vasta produzione e sono sicura sia d’aiuto per una comprensione più profonda della sua ricerca. In questo modo spero infine, ma non per ordine di importanza, che sia quello che mancava per fare chiarezza sulle opere autentiche.
È stato falsificato molto?
Sì, credo a seguito del grande successo della prima fase della sua carriera artistica. Evidentemente questa presenza sul mercato di opere falsificate ha compromesso la possibilità che l’artista fosse preso in considerazione dalle istituzioni, per questo motivo forse oggi c’è ancora molto da fare per restituirgli il giusto ruolo nella storia dell’arte del secondo Novecento.
Come nasce l’archivio attuale e come è strutturato?
L’archivio di cui sono Presidente nasce nel 2001 con lo scopo di rappresentare l’artista e illustrare il suo lavoro nella maniera più completa, ma soprattutto più veritiera possibile. Attualmente sono principalmente io ad occuparmene, ma sto lavorando affinché possa essere affiancata da un comitato scientifico composto da storici dell’arte e ricercatori.
Ora i prossimi passi in programma quali sono?
Prossimamente è prevista la traduzione del Catalogo in lingua inglese e l’inserimento al suo interno dell’antologia critica selezionata e degli apparati bibliografici per le opere. Ci vorrà del tempo, ma sono sicura che una pietra importante sia stata posata per il riconoscimento e la riscoperta dell’opera di Tano Festa.
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