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Una veduta dell’installazione «Salvatica» di Sabrina D’Alessandro nella Casa degli Artisti a Milano

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Una veduta dell’installazione «Salvatica» di Sabrina D’Alessandro nella Casa degli Artisti a Milano

A Milano Leonardo fa parlare anche i muri

Un progetto dell’artista e studiosa Sabrina D’Alessandro ha attinto al Codice Trivulziano riscattando le parole «smarrite» del genio rinascimentale  e offrendole come vocaboli da ricordare, tra il Castello Sforzesco e le strade cittadine

Leonardo da Vinci collezionava parole. Nel suo «libretto degli appunti», avviato durante la permanenza a Milano per arricchire il proprio lessico, annota circa 8mila termini trascritti sotto forma di liste nel Codice Trivulziano 2162, oggi conservato al Castello Sforzesco presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana. Su questo lato meno noto del genio toscano fa luce dal 1° novembre 2025 al  31 gennaio 2026 la mostra «Leonardo parlante», frutto di una ricerca inedita fra lessicografia e arte visiva condotta dall’artista Sabrina D’Alessandro (Milan. 1975) con il suo progetto Urps, Ufficio resurrezione parole smarrite. Quelli che per il genio rinascimentale erano vocaboli da ricordare, progressivamente sono caduti in disuso. Latinismi e rarità lessicali come «Merore», «vivore», «salvatico», «plenitudine», ricorrenti anche in altri scritti leonardiani, ma che oggi faticheremmo a comprendere. «Micanti, salvatiche e infallanti» quelle «parole smarrite benché utilissime alla vita sulla Terra» di Leonardo  si  espandono ora al di fuori del manoscritto trasformate da Sabrina D’Alessandro in oggetti fisici, visibili, in dialogo con gli spazi del Castello e fuori dalle sue mura, nel tessuto urbano, tornando a vivere dopo secoli nello spazio pubblico sotto forma di affissioni comunali.

Realizzata in collaborazione con Casa degli Artisti di Milano, con il coordinamento di Lorenzo Vatalaro, la mostra ideata e curata da Sabrina D’Alessandro ha vinto il bando pubblico AAA - Atelier Aperti per Artista di Casa degli Artisti di Milano che si è concretizzato in una residenza che le ha permesso di lavorare alla produzione della mostra. Il progetto è stato accolto anche da Munaf-Museo Nazionale di Fotografia che ha acquisito nella propria collezione la serie «Fotopiuvoli Trivulziani» e, dallo scorso settembre  fino a febbraio 2026, ospita l’artista nella mostra «Scrittura Obliqua», mentre a metà ottobre lo si è visto a Oslo, presso l’Istituto Italiano di Cultura, in occasione della XXV Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. Il progetto è stato reso possibile grazie al contributo di Fondazione Cariplo.

Nel Cortile delle Armi e nella Corte Ducale del Castello D’Alessandro esporrà le sue parole-scultura. «Salvatica», in terracotta, attinge al Codice Trivulziano: «salvatico» è un vocabolo su cui Leonardo costruì un gioco linguistico, partendo dal significato letterale di «selvatico», «silvestre», e approdando all’interpretazione di «quel che si salva». E «Salvatica» è a sua volte una scultura salvaparole, poiché contiene altri vocaboli annotati da Leonardo, smarriti e qui messi in «salvo». Combinati a due a due e presentati, in contrasto, sul fronte e sul retro dell’opera, definiscono qualità, attitudini, pregi e difetti umani, riprendendo le riflessioni leonardiane su etica e morale che si ritrovano nelle sue favole, nei bestiari, nelle profezie ( «litificante», «potissima», «suttilità», «maestrevole»...) .  Nella vasca della Corte Ducale si fronteggiano invece le due installazioni «Vanagroria» e «Purità»: l’una esile e vana, in acciaio lucidato a specchio, simboleggia un’illusione destinata a dissolversi; l’altra, solidamente di terracotta, dal lato opposto della vasca rimanda a un passo leonardiano sugli elefanti, animali nobili che si immergono nell’acqua per purificarsi. La «Purità» si fa così metafora di rigenerazione e integrità, contrapposta alla leggerezza effimera di «Vanagroria».

Fuori dal Castello, attraverso il circuito di affissioni pubbliche, D’Alessandro crea percorsi narrativi costruiti sulla sonorità e sul significato di parole scelte dal Codice Trivulziano. Ciascun vocabolo è accompagnato da citazioni da altri manoscritti che ne definiscono o suggeriscono il significato. Il libretto per gli appunti di Leonardo diventa così un grande libro aperto, filosofico e visivo che invita il passante ad arricchire a sua volta il proprio vocabolario e a riflettere su temi come conoscenza, esperienza, vita, libertà. Facendo attenzione, magari, alle insidie dei marciapedi:  l’aggettivo «infallante», ad esempio, si collega alla sentenza leonardiana «Raro cade chi ben cammina».

 

 

 

 

 

 

Il progetto di affissioni di «Leonardo parlante»

Daria Berro, 30 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

A Milano Leonardo fa parlare anche i muri | Daria Berro

A Milano Leonardo fa parlare anche i muri | Daria Berro