Ganimede (II secolo d.C.), Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Foto: Luigi Spina

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Ganimede (II secolo d.C.), Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Foto: Luigi Spina

A Palazzo Caffarelli si apre lo scrigno dei Farnese

Nella sede dei Musei Capitolini importanti prestiti raccontano i progetti urbanistici e la collezione di Paolo III e del nipote Alessandro

Dall’11 febbraio al 18 maggio, il Palazzo Caffarelli, sede dei Musei Capitolini per le mostre temporanee, presenta le tracce di una stagione tra le più vivide della Roma pontificia, quella di Paolo III (1534-49) ed eredi: «I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una collezione» è una mostra curata da Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni culturali, e Chiara Rabbi Bernardi, che racconta i progetti urbanistici e la collezione d’arte di un papa colto, intelligente e astuto, e del nipote, il cardinale Alessandro Farnese, l’uomo più ricco del suo tempo.

Primo focus della mostra è piazza del Campidoglio, ovvero il sito su cui affaccia il Palazzo dei Conservatori, sede dei Musei Capitolini. I visitatori hanno così modo di avere un riscontro diretto con il capolavoro urbanistico commissionato da Paolo III, all’indomani della sua elezione al pontificato, a Michelangelo, che da poco aveva terminato il Giudizio Universale nella Cappella Sistina. La realizzazione di piazza del Campidoglio, una delle piazze più belle del mondo, è parte di una politica farnesiana di controllo della società laica della città (il Comune aveva sede sulla stessa altura) e di vigoroso gesto di rinascita della città, che nel 1527, con il Sacco ordinato ai lanzichenecchi da Carlo V, aveva vissuto la pagina più tragica della sua lunga storia. 

Fulcro della monumentalizzazione affidata alle capacità plastico-spaziali del Buonarroti è la statua bronzea di Marco Aurelio, spostata da San Giovanni in Laterano al centro della nuova quinta scenografica della città. Progetto, disegni, dipinti, sculture e incisioni, raccontano in mostra concezione, storia e peculiarità del sito. Paolo III diede inizio anche alla propria collezione d’arte antica e moderna, creando una delle raccolte più grandi al mondo, oggi in parte esposta nel Mann-Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sono per lo più tesori dissepolti dalle Terme di Caracalla: qui, nel 1545-46 vennero portati alla luce capolavori come l’«Ercole», detto appunto «Farnese», il «Toro», ancora «Farnese», la «Flora». Il papa se ne appropriò, e li trasferì nel cortile di Palazzo Farnese presso Campo de’ Fiori. Giunti nel XVIII secolo, per via ereditaria, nella collezione del re di Napoli Carlo III di Borbone, ora, questi capolavori sono al Mann di Napoli, che, prestandoli per la mostra, ha permesso il loro momentaneo ritorno a Roma, dopo tre secoli. Dal museo partenopeo giungono anche l’«Afrodite callipigia» del I secolo d.C., il gruppo del II secolo d.C. «Pan e Dafni», un «Ganimede» e un «Eros con delfino» del II secolo d.C. Preziosissimi i cammei, veri capolavori in miniatura, come quello in agata sardonica, di età romana, avente a soggetto un leone, messo a confronto con un cammeo rinascimentale, in agata calcedonio, raffigurante Ercole al bivio. Queste opere erano tutte esposte nei fastosi ambienti di Palazzo Farnese, progettato da Antonio da Sangallo il giovane, con interventi di Michelangelo e del Vignola

In mostra, con esse, si possono ammirare la statua antica del «Camillo» bronzeo dei Musei Capitolini, raffrontata alla copia realizzata a metà Cinquecento da Guglielmo della Porta, per volontà del cardinal nepote Alessandro Farnese. Assunto a questo titolo a 15 anni, fu uomo di potere e mecenate. Fu ritratto da Tiziano (che da lui venne chiamato a Roma, in un lungo soggiorno nel 1545-46), e da Perin del Vaga, come documentato in mostra. Sculture, iscrizioni, gemme antiche, disegni, dipinti, sculture e preziosi elementi di arredo, ora riuniti nella mostra sul Campidoglio, restituiscono lo splendore di una concezione della bellezza al servizio del potere, e viceversa.

Guglielmo Gigliotti, 11 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

A Palazzo Caffarelli si apre lo scrigno dei Farnese | Guglielmo Gigliotti

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