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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon «La vertigine del colore: Matisse, Derain e le origini del Fauvismo» il Metropolitan Museum of Art dal 13 ottobre al 21 gennaio 2024 presenta per la prima volta negli Stati Uniti gli esiti della cruciale estate del 1905, quando nella cittadina di pescatori di Collioure, ai piedi dei Pirenei, Henri Matisse e André Derain intrapresero una collaborazione rivoluzionaria, caratterizzata da un approccio tanto radicale e innovativo da meritare ai due artisti, al Salon d’Automne dello stesso anno, il soprannome di fauves (belve).
«Il Fauvismo ha rovesciato la tirannia del Divisionismo», si legge tra le affermazioni di Matisse che funzionano da linee-guida della mostra. «Per me il colore è una forza. Quando uso il verde, non significa necessariamente erba, così come il blu, per me, non è necessariamente cielo».
La mostra è coorganizzata dal Met e dal Museum of Fine Arts di Houston dove sarà presentata, con una diversa declinazione espositiva, dal 25 febbraio al 27 maggio 2024. Le curatrici sono Dita Amory per il Met e Ann Dumas per il museo di Houston, che precisano: «In fin dei conti, il Fauvismo non fu né una coerente riflessione sulla pittura né un movimento con un preciso programma. Si trattò piuttosto di una libera associazione di artisti incoraggiata dall’esempio di Matisse a usare il colore in modi nuovi, privi di precedenti».
Grazie anche a prestiti provenienti da musei e collezioni private come il Centre Pompidou di Parigi, le National Galleries of Scotland e il San Francisco Museum of Modern Art, le 65 opere esposte, che comprendono anche schizzi e acquerelli, vantano capolavori come i reciproci ritratti di Matisse e Derain, attualmente conservati alla Tate, e il celebre dipinto «Donna con scialle. Madame Matisse in kimono» oggi in collezione privata. Pubblicato dal Met, l’ampiamente illustrato catalogo è arricchito da lettere autografe e foto d’epoca, oltre che da testi di approfondimento che portano la firma delle curatrici, di Isabelle Monod-Fontaine e Isabelle Duvernois.
Come scrivono nell’introduzione Max Hollein, ceo del Metropolitan, e Gary Tinterow, direttore del Museo di Belle Arti di Houston, «a differenza della maggior parte delle mostre, che cercano di esaltare la fama di un artista attraverso una raccolta di capolavori, questa parte da una premessa diversa. Le opere presentate dovrebbero infatti essere viste come esperimenti: la maggior parte incompiuti, alcuni solo iniziati. Le nostri curatrici miravano infatti non a selezionare, ma ad assemblare una collezione che comprendesse anche schizzi e studi, necessari per comprendere il processo attraverso cui gli artisti sono arrivati a ottenere esiti straordinari, di cui solo col senno di poi possiamo riconoscere l’importanza per le generazioni successive. Lo sforzo curatoriale è stato poi notevolmente arricchito, per gli apparati documentari, da Georges Matisse e Anne Théry degli Archivi Henri Matisse di Parigi».

«Barche da pesca, Collioure» (1905) di André Derain, New York, The Metropolitan Museum of Art. © 2023 Artists Rights Society (ARS), New York / ADAGP, Paris