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Zeng Chenggang, «Loto · Acqua», 2000, NordArt, Kunst in der Carlshütte gGmbH, Büdelsdorf, Germania

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Zeng Chenggang, «Loto · Acqua», 2000, NordArt, Kunst in der Carlshütte gGmbH, Büdelsdorf, Germania

Alla Gnamc il dialogo tra Italia e Cina

Nel 55mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, 70 opere di 47 artisti da Giacomo Balla a Zhai Qingxi

Due tra le culture più antiche del mondo si confrontano alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma nella mostra «2025 East and West. International dialogue exhibition from Shanghai to Rome», aperta dal 15 luglio al 14 settembre. Italia e Cina, ovvero Roma e Shangai: la più grande città d’arte d’Europa e la capitale economica della Repubblica Popolare di Cina, nonché più popolosa megalopoli del mondo, con i suoi 41 milioni di abitanti. La città eterna e, come da definizione storica, «la regina d’Oriente». Curata da Gabriele Simongini e da Zhang Xiaoling, la mostra presenta 70 opere di 47 artisti, allestite secondo modalità dialogica di confronto tra artisti italiani e artisti cinesi. Tra i primi, figurano Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Amedeo Modigliani, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Alberto Burri, Lucio Fontana, Jannis Kounellis e Mario Schifano, in un percorso che dipana, nelle sue manifestazioni eccelse, le stagioni dell’arte italiana dal Futurismo alla Pop Art. Gli affondi nel contemporaneo portano invece le firme di Maurizio Cattelan, Rudolf Stingel, Daniela De Lorenzo, Alessandro Piangiamore, Emanuele Becheri e Davide Rivalta.

Per quanto riguarda gli artisti di Shanghai, sono fondamentalmente cinque le aree tematiche attraversate. La prima mette al centro dell’interesse la tradizione. Ne sono interpreti, in una lettura contemporanea, gli artisti Jiao Xiaojian, Tang Yongli, Wang Tiande, Xia Cun e Zeng Chenggang. Altre opere hanno invece come oggetto di studio e fantasticazione le grandi metropoli cinesi. Qui bisogna annoverare le opere di Gao Chuan e Mao Donghua. Una terza compagine è quella sensibile a un linguaggio pittorico di tipo segnico, talvolta steso fitto a coprire ampie superfici. È il caso di Ding Yi, Li Lei, Wei Ping, Song Gang e Zhang Ruyi. La natura è, invece, il punto di riferimento tematico di artisti quali Bai Ying, Ding Beili, Jin Qing, Ni Wei, Wang Tiande e Xiao Min. Ad emergere nelle opere di molti è tuttavia l’interesse per la figura umana, descritta, ciascuno a suo modo, da Jiang Jianzhong, Li Zhimin, Qiu Jia, Wei Kun, Xin Dongwang e Zhai Qingxi.

Scrive Simongini, parlando della Cina: «In questo territorio, irrorato da quella che potremmo definire come tradizione in costante divenire e in trasformazione, si cerca un volto per un presente sempre più inafferrabile». Secondo Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, «l’arte si sviluppa grazie alla contaminazione e per questo un museo pubblico deve favorire e promuovere il confronto con culture diverse». Per Zhang Xiaoling, la mostra da lui cocurata «rappresenta un’esplorazione spirituale che trascende confini geografici, temporali e paradigmi culturali». La mostra, che cade in occasione del 55mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina (e a 700 anni dalla morte di Marco Polo), si avvale del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Popolare di Cina, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, di quella di Firenze e della Rufa, Rome University of Fine Arts.

Tang Yongli, «Sogno di Dunhuang-Guanyin dalle Mille Mani», 2003

Jannis Kounellis, «Senza titolo», 1966

Guglielmo Gigliotti, 11 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Alla Gnamc il dialogo tra Italia e Cina | Guglielmo Gigliotti

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