Dal 26 luglio al 20 ottobre le Kunstsammlungen Augsburg, nello Schaezlerpalais, dedicano al figlio prediletto della libera città imperiale di Augusta, il pittore e incisore Hans Holbein il Vecchio (1460-1524), la grande mostra «Holbein il Vecchio. Augusta in procinto di diventare una metropoli europea dell’arte». Padre del più famoso omonimo («il Giovane»), figlio d’arte, fu membro di una famiglia di artisti-artigiani e pioniere della trasformazione dell’arte tedesca dallo stile gotico a quello rinascimentale.
Da circa sessant’anni Augusta non gli dedicava una retrospettiva, da quando, cioè, nel 1965, era stato al centro di una mostra organizzata per il 500mo anniversario della nascita. A differenza di allora questa nuova rassegna non si caratterizza per essere una classica mostra antologica: l’opera del maestro che illustrò l’Elogio della follia di Erasmo e dipinse le «Storie della Vergine» nella Cattedrale di Augusta viene raccontato dentro una cornice più ampia, che lo mette a confronto e in dialogo con i colleghi artisti a lui antecedenti, coevi e discepoli con i quali realizzò le condizioni per lo sviluppo di Augusta che, negli anni a cavallo della sua ricca attività creativa in città, si sarebbe trasformata attorno al 1500 nella nota metropoli artistica europea.
I 64 capolavori in mostra, del tardo Medioevo e del primo Rinascimento, appartenenti alle ricche collezioni cittadine o importanti prestiti provenienti da Berlino, Monaco, Vienna e molte collezioni private internazionali, offrono una panoramica di un periodo in cui il centro bavarese divenne leader nel campo delle belle arti, oltre che uno spaccato della rivoluzione attuata da Holbein il Vecchio soprattutto in ambito pittorico, con la sua capacità di dare un nuovo risalto al rilievo, al colore e alla descrizione dei personaggi ritratti.
Dopo oltre dieci anni di assenza dalle mostre pubbliche vengono esposti due famosi disegni della celebre raccolta del «Kleiner Klebeband» acquisiti da Augusta in collaborazione con gli Staatliche Museen zu Berlin accanto a opere eccellenti del patrimonio del museo ospitante altrimenti non presentate per motivi di conservazione. La mostra, curata da Andreas Tacke, ha una struttura approssimativamente cronologica anche se è organizzata secondo vari temi chiave (le origini di Holbein, l’ambiente artistico, la bottega), ripercorrendo l’arco di tempo che va dai primi anni di attività agli ultimi influenzati dalla «Pala di Issenheim», l’opera più importante di Matthias Grünewald.