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Una veduta della facciata del Metropolitan Museum of Art di New York

Foto tratta da Wikipedia

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Una veduta della facciata del Metropolitan Museum of Art di New York

Foto tratta da Wikipedia

Con le nuove Condé M. Nast Galleries al Met la moda vede la luce

Oltre 3.600 metri quadrati ospiteranno i nuovi spazi dedicati all’arte tessile che saranno inaugurati con la mostra «Costume Art» il prossimo maggio

Cecilia Paccagnella

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«Sarà una svolta per il nostro dipartimento, ma penso che sarà anche una svolta per la moda in generale: il fatto che un museo d'arte come il Met stia effettivamente dedicando uno spazio centrale alla moda». Commenta così Andrew Bolton, curatore responsabile del Costume Institute, a «Vogue» l’annuncio della nuova ala che il Metropolitan Museum of Art di New York dedicherà alla moda.

Con una sede già al piano interrato (l’Anna Wintour Costume Center continuerà ad ospitare piccole esposizioni autunnali), l’istituto vede finalmente la luce in uno spazio di oltre 3.600 metri quadrati adiacente alla Grand Hall. Le Condé M. Nast Galleries, progettate da Miriam Peterson e Nathan Rich dello studio di architettura Peterson Rich Office insieme a Beyer Blinder Belle Architects, includeranno anche uno spazio per la ristorazione e la vendita al dettaglio. Come sottolineato dal nome, il principale finanziatore delle nuove gallerie è l’omonimo editore Condé Nast, che, assieme al fondatore di Amazon Jeff Bezos e la moglie Lauren Sánchez Bezos, sosterranno anche il prossimo Met Gala (4 maggio 2026) e la mostra inaugurale degli spazi «Costume Art» (dal 10 maggio 2026 al 10 gennaio 2027). 

Unico dipartimento curatoriale del Met dal 1956, il Costume Institute, assorbito dal museo nel 1946, da allora ospita l’annuale evento di moda per raccogliere fondi utili a sostenere le proprie spese operative.

«Ciò che collega ogni dipartimento curatoriale e ogni singola galleria del museo è la moda, ovvero il corpo vestito, prosegue Bolton. È il filo conduttore di tutto il museo, che è proprio l’idea iniziale della mostra, questa rivelazione: so che spesso siamo stati visti come i figliastri, ma in realtà il corpo vestito è al centro di ogni galleria che si incontra. Anche il nudo non è mai nudo. È sempre inscritto di valori e idee culturali».

Il tema attorno al quale ruota «Costume Art» è «la centralità del corpo vestito all’interno del museo», con l’intento di mettere in discussione la persistente gerarchia secondo cui la moda non è sempre considerata una vera e propria forma d’arte. «L’accettazione della moda come forma d’arte è avvenuta secondo i termini dell’arte, spiega Bolton. Si basa sulla negazione, sulla rinuncia al corpo e sul [fatto che] l’estetica riguarda la contemplazione disincarnata e disinteressata». Motivo per cui ritiene importante insistere «sul legame indivisibile tra i nostri corpi e gli abiti che indossiamo». Suddiviso in sezioni come «Corpo nudo», «Corpo classico», «Corpo che invecchia» e «Corpo in gravidanza», l’allestimento vuole avvinare lo spettatore: gli abiti saranno infatti esposti indossati da manichini posizionati su piedistalli alti 1,8 metri, sui quali saranno incastonate le opere d’arte, per «guardare prima la moda».

Cecilia Paccagnella, 18 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

Con le nuove Condé M. Nast Galleries al Met la moda vede la luce | Cecilia Paccagnella

Con le nuove Condé M. Nast Galleries al Met la moda vede la luce | Cecilia Paccagnella