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Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-17 d.C.), nel riprendere nelle Metamorfosi le antiche vicende della mitologia antica, racconta che la giovane Cenide, dopo aver subìto, impotente, l’amore di Poseidone, chiese al dio come «risarcimento» di essere trasformata in un guerriero invulnerabile. Divenne in questo modo Ceneo, un soldato fortissimo che guidò i Lapiti, popolo probabilmente leggendario residente nella vallata del Peneo, in Tessaglia (Grecia). Presto Ceneo mostrò il suo valore in una battaglia contro i Centauri, creature ferine: questi, non potendo ferire il guerriero, per ucciderlo lo seppelliscono sotto una pila di macerie e di tronchi, tentando di soffocarlo. La scena è probabilmente rappresentata nel celebre Vaso François, un cratere a volute a figure nere di produzione attica databile al 570-565 a.C. e conservato al Museo Archeologico di Firenze.
Proprio le «Ferine creature», intese come animali appunto mitologici, danno il titolo alla mostra di La Galleria Bper, curata da Luciano Rivi e visitabile dal 18 aprile al 29 giugno. Il sottotitolo, «Centauri, fauni, miti nell’opera di Jules van Biesbroeck e nell’immaginario moderno», ne riassume i termini che si sostanziano in un percorso con 39 opere dedicate al centauro e alla mitologia occidentale in rapporto con la condizione umana odierna. Le opere, tra dipinti, disegni e lavori plastici riunite a Modena, sono soprattutto del pittore e scultore belga Van Biesbroeck (1873-1965), conservate nella corporate collection del Gruppo Bper: la star dell’ordinamento espositivo è il dipinto «Centauro che uccide un cervo», risalente ai primi decenni del XX secolo e che trae ispirazione da una lirica di Alcyone firmata da Gabriele D’Annunzio nel 1903 e raffigurante un centauro che ha la meglio su un grosso cervo, a simboleggiare il conflitto umano da sempre compreso tra l’istinto animale e la razionalità che domina le pulsioni.
La rassegna è suddivisa in tre sezioni che comprendono anche artisti di «contesto», come il Guercino, presente con «Apollo e Marsia» del 1619, Max Klinger con la serie ad acquaforte e acquatinta «Intermezzi. Opus IV. Centauro inseguito» del 1881, Franz von Stuck con l’acquaforte «Satiri e Ninfe» (1913), Achille Funi (1890-1972), Giuseppe Graziosi (1879-1942), Luigi Ontani (Vergato, Bo, 1943). Il percorso si apre con «Van Biesbroeck simbolista: figure e paesaggi del mito», in cui è analizzata la produzione a soggetto mitologico anche attraverso prestiti di raccolte pubbliche e private come la Galleria d’Arte Moderna di Palermo, la Collezione Salce di Treviso e le Raccolte Furgone di Genova. La seconda parte invece analizza la figura del centauro più espressamente tra Simbolismo e successivi periodi storici fino al ’900 inoltrato, mentre nell’ultima parte si indaga il centauro dal Seicento ai giorni nostri, focalizzando l’attenzione sui periodi neoclassico, futurista e sulla produzione di natura pubblicitaria della prima metà del secolo scorso e concludendosi con la recentissima «Sono Chirone… sono tornato» di Wainer Vaccari (Modena, 1949).

Giovanni Francesco Barbieri (detto Il Guercino), «Apollo e Marsia», 1619, Modena, collezione Bper Banca