Installation view della mostra «Brava» da L.U.P.O. Lorenzelli Projects

Cortesia di L.U.P.O. Lorenzelli Projects

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Installation view della mostra «Brava» da L.U.P.O. Lorenzelli Projects

Cortesia di L.U.P.O. Lorenzelli Projects

Da L.U.P.O. Lorenzelli Projects le enigmatiche tele di Giuditta Branconi

Protagonista della mostra nello spazio milanese è un’artista i cui impattanti quadri sono un dialogo aperto tra ciò che è visibile e ciò che è celato, tra il mondo naturale e quello simbolico

«Con Massimiliano [Lorenzelli, Ndr] ci conosciamo dal 2021, l’anno in cui ho iniziato questo percorso. Abbiamo costruito insieme la mia carriera, affrontando sfide e portando avanti progetti ambiziosi, sempre con un approccio site-specific. Dalla prima fiera a Artefiera Bologna fino a esperienze internazionali come ZonaMaco in Messico, Artorama a Marsiglia e Artissima a Torino, ogni tappa è stata fondamentale. In Italia non è scontato poter vivere d’arte, e riuscirci grazie a un percorso autentico è per me un grande traguardo. E il meglio deve ancora venire, abbiamo progetti entusiasmanti in arrivo!», così si esprime Giuditta Branconi, artista abruzzese, classe 1998, pensando alla sua collaborazione, ormai collaudata, con la galleria L.u.p.o Lorenzelli Projects di Milano dove, nella sede di corso Buenos Aires 2, è stata appena inaugurata la sua personale dal titolo, non troppo sibillino, «Brava» (sino al 29 marzo).

Nelle sue fittissime tele le tonalità vivaci, dai differenti gradienti, si inseguono in un vorticoso gioco di forme e disegni che evocano artisti contemporanei molto diversi ma legati da una stessa capacità nel mimetizzare e addensare soggetti: da Flora Yukhnovich, che con che le sue composizioni «rococò»,  in bilico tra rappresentazione e astrazione, sprigiona ritmo ed energia a Liu Bolin, che trasla la tecnica del camouflage in un nuovo linguaggio che fonde pittura, fotografia e performance. Il lavoro di Branconi, a prima vista un’esplosione cromatica intensa e priva di qualsiasi effetto realistico, necessita calma e contemplazione per scoprire via via elementi nascosti, rimandi alla natura, simboli e suggestioni.

«Mamma sono stanca» (2025) di Giuditta Branconi. Cortesia di L.U.P.O. Lorenzelli Projects

Sfidando le categorie tradizionali dell’arte, la sua pittura implicitamente pone davanti ad un interrogativo sul che cosa significhi essere virtuosi nell’arte visiva. La risposta è tra le trame compositive di un racconto per immagini, tra ordine e caos, fatto di topoi familiari a chi l’arte la mastica anche inconsapevolmente. Tra i quadri in mostra, un suggestivo dittico formato da due tele che si specchiano l’una nell’altra. Qua appare la figura di Eva senza il suo Adamo. Al posto dell’uomo c’è un’altra donna. L’impressione è che l’artista abbia voluto ancora depistare lo spettatore liberandolo da preconcetti di genere e convenzioni storico-culturali. L’opera è resa ancora più enigmatica dalla presenza di diverse scritte che, increspate dal ritmo della composizione («mamma sono stanca», «compagne ricordiamoci di quelle che sono morte per la libertà», «non ho fame mamma» ecc…) e più o meno intime, più o meno giocose, talora sembrano veri e propri slogan. Le brevi frasi appaiono anche sul retro della tela conferendo al lavoro un senso di indeterminatezza, come se si espandesse fuori dal suo supporto.

«L’unica scritta che appare dritta, leggibile senza inversioni, è quella che campeggia sopra Eva: “La guerra è finita”, una citazione tratta da Le Guerrigliere di Monique Wittig, femminista francese, che racchiude una potente affermazione di liberazione. Questa frase, posta in un punto centrale dell’opera, diventa simbolo di un nuovo ordine, di una fine di un’epoca, ma anche di un inizio radicale, di una rinascita», si legge nel comunicato della galleria. Giuditta Branconi ha recentemente esposto alla fiera Untitled, a Miami, con la nota galleria inglese Victoria Miro, esperienza che non l’ha lasciata sicuramente indifferente. «Esporre con Victoria Miro Projects è un traguardo importante. È una galleria che seguo da anni e che considero tra le più rilevanti nel panorama internazionale. Abbiamo già testato il mercato fuori dall’Italia e la risposta è stata ottima: produco pochi dipinti all’anno e la domanda è molto alta. È una grande opportunità e una sfida che voglio affrontare con la massima dedizione», ha dichiarato soddisfatta.

 

 

 

«Si fida più dei propri occhi che delle labbra altrui» (2025) di Giuditta Branconi. Cortesia di L.U.P.O. Lorenzelli Projects

Monica Trigona, 31 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Da L.U.P.O. Lorenzelli Projects le enigmatiche tele di Giuditta Branconi | Monica Trigona

Da L.U.P.O. Lorenzelli Projects le enigmatiche tele di Giuditta Branconi | Monica Trigona