Installation view della mostra di Valerio Adami da Tornabuoni a Parigi

Cortesia di Tornabuoni Art, Paris

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Installation view della mostra di Valerio Adami da Tornabuoni a Parigi

Cortesia di Tornabuoni Art, Paris

Da Tornabuoni un prezioso omaggio a Valerio Adami

Nello spazio di Parigi, città che è stata la casa dell’artista bolognese fino a due anni fa, una panoramica completa sull’evoluzione della sua pittura 

Costruita come una preziosa monografica, l’esposizione che la Galleria Tornabuoni dedica a Valerio Adami apre con un’opera inattesa, ovvero quello «Sguardo rivolto a», una grande tela del 1962 dai colori tenui ed eccezionalmente non figurativa, risultato della frequentazione di Roberto Matta e Wilfredo Lam nella Parigi della metà degli anni Cinquanta. Nato a Bologna nel 1935, Adami muove i primi passi nell’atelier di Felice Carena e, dal 1951, a Brera matura nel rigore novecentista di Achille Funi. È di casa in Francia: nel 1970 il Musée d'art moderne de la ville de Paris gli dedica un’ampia retrospettiva – per altro a cura di Pierre Gaudibert, critico quanto mai eclettico – e il Centre Pompidou conserva numerose opere della piena maturità come «Il gilet di Lenine» del 1972 o «Capriccio», disegno preparatorio per il dipinto dallo stesso titolo, prestito dell’archivio Adami.

Il disegno è una pratica quotidiana per l’artista. «Non ho mai dipinto un quadro senza avere prima disegnato» affermava in un’intervista del 2022: disegno dunque è una parola chiave, al pari di colore e di narrazione per comprendere a fondo la pittura di Adami; quella più nota fatta di soggetti silenziosi, di incastri cromatici nettamente definiti nei loro confini da un tratto nero. L’omaggio ai maestri è uno dei motivi chiave esplorati da questa mostra; nello specifico Adami celebra Umberto Boccioni con la tipica scomposizione futurista della figura in «Fusione di una testa e di una finestra» del 1966 e Edvard Munch: l’«Urlo» di Adami (1971) decostruisce la composizione in una risonanza emotiva attraverso una tavolozza di rosa e blu pastello.

Proprio per la sua capacità di dialogare con la storia dell’arte, nel 1974 Adami partecipa a «Ripetizione differente», storica mostra milanese curata da Renato Barilli che risulta oggi persino profetica rispetto alla successiva stagione del postmodernismo. A questa data Adami è già un artista internazionale: ha partecipato a Documenta (1964) e alla nodale Biennale di Venezia del 1968. Due mostre che premiavano artisti di contenuto, capaci di narrare la società e persino di denunciarne i disequilibri; due mostre che sbiadiscono l’etichetta di Pop che fatalmente gli viene appiccicata. Se gli va riconosciuta una matrice pop non è certo quella americana ma piuttosto quella inglese, di un artista come Richard Hamilton a lungo frequentato nella Londra degli anni Cinquanta, capace di un pop «narrativo»: «Interno» (1967) o «Teatro» (1969) di Adami, nel loro desolante silenzio, rivelano molte storie.

«Interno» (1967) di Valerio Adami. Cortesia Tornabuoni Art, Paris

Col tempo i temi delle sue narrazioni sono divenuti i viaggi: un’esperienza che per Adami significa immersione in una cultura lontana, in luoghi che lasceranno tracce evidente sui soggetti e sulla tavolozza della sua pittura: «Scenografia con minareto» (2000) evoca il Medio Oriente attraverso la raffigurazione di un minareto che si staglia su un tramonto infuocato con la definizione grafica di una vetrata gotica. La mostra parigina offre anche un intelligente affondo sulla documentazione fotografica conservata dall’Archivio Adami: pratica tutt’affatto secondaria da quando negli anni Sessanta l’artista acquista il suo primo apparecchio fotografico scoprendo uno strumento d’indagine privilegiato nell’osservazione del mondo quanto dei suoi interni.

Con una panoramica assai completa sull’evoluzione della pittura di Valerio Adami la Galleria Tornabuoni conferma la propria linea di presentare al pubblico francese i maestri dell’arte italiana del dopoguerra e per altro in quella Parigi che «è stata casa per l’artista fino a due anni fa. Qui aveva il suo studio» , come ricorda la nipote e responsabile dell’archivio Adami, Valeria Cantoni Mamiami: «Ora si è trasferito a Milano e la grande mostra di Palazzo Reale è arrivata proprio come una sorta di bentornato della città. A breve compirà novant’anni ma continua a lavorare con grande energia e amerei molto poter dare più spazio anche ai suoi ultimissimi lavori perché estremamente interessanti».

 

«Complet» (1970) di Valerio Adami. Cortesia di Tornabuoni Art, Paris

Cristina Beltrami, 01 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Da Tornabuoni un prezioso omaggio a Valerio Adami | Cristina Beltrami

Da Tornabuoni un prezioso omaggio a Valerio Adami | Cristina Beltrami