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Francesca Leone. Foto: Marco Palombi

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Francesca Leone. Foto: Marco Palombi

Francesca Leone: «Prendetevi il tempo che vi serve»

Per la mostra al Salone Verde di Venezia l’artista ha lavorato sulla ruggine, paradigmatica del vissuto

Guglielmo Gigliotti

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Fino al 27 novembre la mostra «Take your time» di Francesca Leone al Salone Verde di calle della Regina a Venezia mette al centro il tema del tempo e del viaggio nella materia come paesaggio: grandi lamiere arrugginite e appese come stendardi, o assemblate in colossali fiori e stalattiti/stalagmiti, tracciano un ampio percorso installativo che evoca tragitti interiori. Evento collaterale della 59ma Esposizione internazionale d’arte di Venezia, la mostra dell’artista romana è curata da Danilo Eccher, promossa e organizzata da Nomas Foundation, con un catalogo che reca i testi del curatore, di Raffaella Frascarelli, di Laura Cherubini e di Cesare Cunaccia.

Francesca Leone, «Take your time» si potrebbe tradurre con «prenditi il tuo tempo»: che cosa l’ha portata a vedere il tempo al centro di ogni cosa?

Questa mostra è frutto del lavoro di un anno e più, in cui ho voluto raccogliere le mie riflessioni sul tempo, quello cristallizzato dalla pandemia, sul rapporto che esiste tra il tempo e la materia che uso, ossia il ferro, e il rapporto tra l’uomo e la terra.

Ho creato un percorso capovolgendo la visione prospettica che costringesse il visitatore a guardare in alto, in bilico tra una dimensione terrena e visionaria.
Nell’era della fretta e del correre sempre, credo che i due anni di pandemia ci abbiano fatto capire come la cosa importante sia dare un senso alla propria vita. Non è importante quanto tempo viviamo ma come lo passiamo e per vivere bene è fondamentale prenderci cura di noi e del nostro pianeta.

Ha modellato e colorato lamiere in precedenza lasciate arrugginire: com’è giunta a questa alchimia?

La ruggine è il simbolo del passare del tempo e insieme alle lacerazioni diventa un elemento fondamentale nelle lamiere che trovo, perché ne testimonia il vissuto. Per questo se alcune lamiere non hanno abbastanza «segni» di invecchiamento intervengo con un processo che accelera l’ossidazione per lasciarle poi «maturare» finché non assumono l’aspetto che vorrei. In questo procedimento, il tempo è un fattore determinante.

Che rapporto c’è tra materia e memoria?

Un rapporto strettissimo, perché la materia che lavoro porta in sé la memoria della vita precedente al mio recupero. Le lamiere vengono da cantieri abbandonati, da baracche, dove avevano una funzione di contenimento, di protezione. Le griglie che sono nella prima sala invece contengono migliaia di piccoli oggetti di scarto, cicche, carte, biglietti dell’autobus, vecchie fotografie, pezzi di giornali…

Sono il segno stratificato del passaggio di centinaia di persone che distrattamente e frettolosamente hanno lasciato qualcosa di loro intrappolato nelle griglie, In questa mostra, quella che di solito è una grata su cui siamo abituati a camminare, si trova sul soffitto come fosse un cielo stellato e gli scarti incombono sulle nostre teste.

Il percorso delle installazioni della mostra traccia un labirinto: serve per perdersi o per trovarsi?

Tutta la mostra ha lo scopo di creare disorientamento nel visitatore, che è poi lo stato d’animo con cui stiamo vivendo questi anni. Il labirinto è sicuramente la massima espressione del perdersi, ma trovare alla fine del percorso il cielo, per me significa trovarsi.

Francesca Leone. Foto: Marco Palombi

Una veduta della mostra di Francesca Leone «Take your time», al Salone Verde di Venezia. Foto: Ugo Carmeni

Guglielmo Gigliotti, 22 agosto 2022 | © Riproduzione riservata

Francesca Leone: «Prendetevi il tempo che vi serve» | Guglielmo Gigliotti

Francesca Leone: «Prendetevi il tempo che vi serve» | Guglielmo Gigliotti