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Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliÈ solo negli ultimi 30 anni che Gabriele Münter (1877-1962) ha conosciuto una rivalutazione come pittrice, disegnatrice e fotografa, che prescindesse dalla sua relazione con Kandinskij tra il 1902 e il 1914. Münter fu una donna che tra Otto e Novecento costruì una vita libera da costrizioni quanto movimentata e che seppe giocare con determinazione un ruolo incisivo in un mondo artistico ancora dominato dagli uomini, senza tuttavia ricevere appieno il riconoscimento che le sarebbe spettato.
Mentre oggi i suoi dipinti spuntano quotazioni nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, ancora negli anni ’50 veniva definita come allieva di Kandinskij e nessuna istituzione pubblica possedeva sue opere. Lungi dall’essere mortificato, il suo precoce talento aveva incontrato la benevolente comprensione dei genitori, che avevano agevolato la sua formazione sia con lezioni private sia con la frequenza di corsi d’arte aperti alle donne.
Dal 1901 il suo studio dell’arte continuò a Monaco, dove iniziò a frequentare i corsi della scuola Phalanx. Kandinskij ne era uno dei docenti e la storia d’amore che ne seguì si concretizzò in una relazione fruttuosa anche a livello artistico: assieme al compagno e, fra l’altro, a Alexej Jawlenskij, Marianne von Werefkin e Alfred Kubin, Münter fu cofondatrice nel 1909 della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco. L’anno precedente aveva avuto la sua prima mostra personale a Colonia e aveva annotato la propria svolta verso l’Espressionismo: «Ho fatto un grande balzo in avanti, dalla pittura più o meno di impronta impressionista all’astrazione».
Tre anni dopo l’artista fu cofondatrice del gruppo del Cavaliere Azzurro: «Stupisce quindi che le opere di Münter siano finora rimaste perlopiù confinate in mostre sull’Espressionismo tedesco e in particolare sul Cavaliere Azzurro», rimarca Hans-Peter Wipplinger, direttore del Leopold Museum, che per la prima volta in Austria propone dal 20 ottobre al 18 febbraio una retrospettiva tutta incentrata sull’artista: «Un desiderio che coltivavamo da un decennio e di cui siamo felici, visto che con le sua composizioni di forme e colori, semplicità e armonia, le sue opere sono vere e proprie icone dell’Espressionismo tedesco e dato che la sua evoluzione artistica coincide in larga misura con gli sviluppi del Modernismo europeo».
140 opere da istituzioni pubbliche e numerose collezioni private danno conto in 12 capitoli della versatilità stilistica di Münter, della sua voglia di sperimentare e delle diverse fasi della sua produzione: da paesaggi di ispirazione impressionista via via fino a un sicuro orientamento espressionista e quindi a un avvicinamento alla Nuova Oggettività. La mostra, curata da Ivan Ristić, è realizzata con la consulenza di Annegret Hoberg, autrice di numerosi studi sull’artista, ed è sostenuta dalla Galleria Civica nel Lenbachhaus a Monaco e dalla Fondazione intitolata a Gabriele Münter e a Johannes Eichner, ultimo compagno di vita.

«Il lago blu» (1954) di Gabriele Münter, Linz, Lentos Museum