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«Montagna di sale», di Mimmo Paladino, una delle opere simbolo della Fondazione Orestiadi Foto © Giulia Casamento

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«Montagna di sale», di Mimmo Paladino, una delle opere simbolo della Fondazione Orestiadi Foto © Giulia Casamento

Gibellina, niente è più come prima

La Fondazione Orestiadi e il Sessantotto

Mariella Rossi

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La Fondazione Orestiadi è un catalizzatore permanente di cultura. A volerla fu Ludovico Corrao (1927-2011), figura simbolo della ricostruzione del Belìce dopo il terremoto del 1968.

Tra le attività della Fondazione vi è il programma di residenze d’artista e di mostre della Sezione arti visive, diretta da Achille Bonito Oliva. «Gli artisti che quest’anno si alterneranno in residenza sono una ventina, provengono dalla Finlandia e dai Paesi Baschi, spiega Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame Mediterranee, parte della Fondazione. I primi sono dieci e fanno parte del collettivo finlandese Collective Intelligence». A loro è dedicata una mostra nella sede della Fondazione, al Baglio di Stefano, fino al 2 settembre. S’intitola «Growing a Language» e presenta le opere realizzate in permanenza più una serie di performance.

Dal 29 giugno al 13 luglio è inoltre di scena la collettiva «Trasversalità dello spazio», con i lavori degli artisti ospitati in residenza provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Bilbao. Si tratta di María Jesús Cueto Puente, Iratxe Hernández Simal, Fernando Mardones Berasaluce, Elena Mendizabal Egialde, Cristina Miranda De Almeida e Arianna Oddo.

Un altro appuntamento è per il 23 giugno, al «Grande Cretto» di Alberto Burri a Gibellina, dietro la collina del Baglio di Stefano, dove si svolgerà la performance «O Star of guidance! Come forth from the corner» della 34enne iraniana Shiva Derakhshan e di Giovanni Sollima per le musiche.

La Fondazione è inoltre impegnata in vari progetti extra muros, come la mostra a cura di Ugo La Pietra allestita a Palermo, a Palazzo Ziino, da ottobre. Enzo Fiammetta è il curatore del progetto «Persona-cose-designer-artista» cui hanno partecipato Francesco Arecco, Giacomo Ghidelli e Alessandro Guerriero. È un dialogo fra un artista, uno scrittore, un designer e gli studenti dell’Università di Palermo, che sarà oggetto di una mostra a ottobre.

Anche quest’anno, come ogni estate, il Festival Orestiadi confermerà Gibellina come uno dei poli principali in Sicilia e in Italia per i linguaggi del contemporaneo.
Il neodirettore, Alfio Scuderi, ha scelto per la 37ma edizione (dal 7 luglio all’11 agosto) il titolo «1968. Niente fu più come prima», in ricordo sia del terremoto sia della rivoluzione culturale, dando vita a una rassegna «dall’alto tasso emotivo» che comprende tre eventi prodotti in esclusiva per il Festival, tre prime nazionali e un laboratorio di teatro sensoriale. Tra gli ospiti, Alessandro Haber, Leo Gullotta e Stefano Accorsi.

Tre i momenti clou. L’inaugurazione, il 7 luglio, sarà la «Lunga notte del contemporaneo» (evento collaterale di Manifesta), con quattro performance inedite di Haber e Mario Bellavista, Gianni Gebbia e Giovanni Scarcella, Igor Scalisi Palminteri e Angelo Cicurella, e della Compagnia Franco Scaldati. Un weekend sarà dedicato alla rivoluzione culturale con una produzione del festival su Ulrike Meinhof, cofondatrice del gruppo armato tedesco Raf (Rote Armee Fraktion), uno spettacolo di Marco Baliani sul caso Moro e una performance musicale sul decennio 1969-78.

L’evento di chiusura sarà l’11 agosto al «Grande Cretto» di Burri.

«Montagna di sale», di Mimmo Paladino, una delle opere simbolo della Fondazione Orestiadi Foto © Giulia Casamento

Mariella Rossi, 20 giugno 2018 | © Riproduzione riservata

Gibellina, niente è più come prima | Mariella Rossi

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