Libro d’Ore secondo l’usanza della Chiesa Romana, Paesi Bassi e Fiandre, primo terzo del XV secolo, Lascito Albert Linel, Museum Angewandte Kunst, Francoforte sul Meno

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Libro d’Ore secondo l’usanza della Chiesa Romana, Paesi Bassi e Fiandre, primo terzo del XV secolo, Lascito Albert Linel, Museum Angewandte Kunst, Francoforte sul Meno

Gli smartphone hanno sostituito i Libri d’Ore

Nel Mak di Francoforte alcuni codici miniati medievali nella collezione del museo sono equiparati alle borse griffate e ai cellulari

Non è facile definire e descrivere la singolare mostra «Testo e spirito. Manoscritti medievali tra pratica quotidiana, lusso e fede», che dal 13 marzo al 22 giugno è visitabile al Mak-Museum Angewandte Kunst di Francoforte sul Meno. Si tratta di un percorso suddiviso in dieci stazioni che permette l’accesso a una grande collezione di manoscritti e miniature «ritagliate» medioevali in possesso del museo, considerata una delle migliori del mondo. Le miniature ritagliate sono in realtà un deplorevole uso diffusosi soprattutto dall’epoca ottocentesca; si teneva solo la parte dipinta o comunque decorata, scartando la pagina, magari non in buone condizioni di conservazione. Questa collezione, che è rimasta a lungo quasi inaccessibile, considerata la fragilità delle opere, è ora a disposizione di pubblico e studiosi grazie alla digitalizzazione dei manufatti che, a fine mostra, rimarranno esposti in una piattaforma del museo su YouTube.

La curatrice della mostra Eva Linhart, coadiuvata da Francesco Colli e Laura Doeller, ci tiene a sottolineare la sua fruibilità. Non c’è un percorso prestabilito, ma sono i visitatori a decidere come orientarsi, aiutati da grandi Qr code che, come vetrate sulle pareti, permettono loro di approfondire quanto interessa. Al centro naturalmente i manoscritti, protetti in grandi teche di vetro su cui sono stampati i dati pertinenti, e i cuttings (le miniature ritagliate) appesi, visibili da entrambi i lati, per evidenziarne la bellezza. Prezioso il contributo di Beatrice Alai, poiché la maggior parte delle opere esposte sono di origine italiana e francese. La studiosa fa anche parte del gruppo di dodici esperti intervistati in una successione di video su schermi allineati nello spazio museale, a cui si può accedere per considerare i Libri d’Ore dal punto di vista artistico, finanziario, religioso, sociale e storico.

Libro d’Ore secondo l’usanza della Chiesa Romana, Firenze, fine del XV secolo, Lascito Albert Linel, Museum Angewandte Kunst, Francoforte sul Meno

Eva Linhart evidenzia inoltre il ruolo che i Libri d’Ore avevano nella società laica medievale. Erano libri di preghiera ma anche oggetti di lusso che pochi si potevano permettere perciò costituivano uno status symbol da cui non ci si separava facilmente. Nello stesso tempo, offrivano anche un rifugio nella sfera intima e personale della preghiera. Erano un medium che faceva riferimento a Dio. Nelle città medioevali, dove la pratica religiosa era indispensabile per la vita sociale, i Libri d’Ore, piccoli e facili da trasportare, erano un accessorio indispensabile, e chi non li possedeva si limitava ad ammirarli, magari con un po’ di invidia.

Da qui il parallelo, assai moderno e forse un po’ audace, suggerito con i cellulari che, nel mondo contemporaneo, paiono anche loro soddisfare tutte queste esigenze. I cellulari infatti non vengono solo usati, ma anche esibiti e, a seconda del loro valore, determinano l’appartenenza o no a un gruppo. Permettono, inoltre, di estraniarsi dalla realtà quotidiana. Anche se pare azzardato, questo parallelismo è però interessante e, a tratti, convincente.

L’ultimo aspetto di questa mostra rivelatrice e provocatrice allo stesso tempo è la riflessione sui valori materiali. All’ingresso i visitatori sono accolti da una scritta luminosa scorrevole che elenca le dieci cose più costose al mondo e che ci rimanda al ruolo sempre più dominante e ossessionante dell’oggetto di lusso nella nostra società e a quanto siamo disposti a spendere per entrarne in possesso. Non è casuale l’angolo creato per il Concept Store Maria che offre ai visitatori l’opportunità di fare acquisti di oggetti legati alla mostra. Il negozio, il cui nome richiama i contenuti mariani dei Libri d’Ore, è stato appositamente selezionato tra i tanti di Francoforte per il suo rapporto con la moda e il life style.

Il catalogo ha il formato di un libro e si collega idealmente alle borse dello stilista Andreas Murkundis il quale, a sua volta, per le sue creazioni si è spesso ispirato alle miniature medievali. E questo conferma l’impressione di una mostra pensata e curata nei minimi particolari, in cui la tecnica digitale del presente si mette prepotentemente al servizio di un medium del passato per evidenziare quel filo sottile ma indistruttibile che lega gli esseri umani attraverso le generazioni e il tempo.

Libro d’Ore secondo l’usanza della Chiesa Romana, Fiandre, Willem Vrelant, seconda metà del XV secolo, Museum Angewandte Kunst, Francoforte sul Meno

Elena Giovanna Fillia, 12 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Gli smartphone hanno sostituito i Libri d’Ore | Elena Giovanna Fillia

Gli smartphone hanno sostituito i Libri d’Ore | Elena Giovanna Fillia