Una veduta della mostra «Guo Pei: Fashioning Imagination»

Foto: Wilson Lam. Cortesia di M+, Hong Kong

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Una veduta della mostra «Guo Pei: Fashioning Imagination»

Foto: Wilson Lam. Cortesia di M+, Hong Kong

Guo Pei porta l’artigianato cinese nell’haute couture

L’M+ di Hong Kong dedica una retrospettiva alla più celebre stilista pechinese che unisce cultura orientale e influenze occidentali per creare abiti di straordinario impatto visivo

La mostra «Guo Pei: Fashioning Imagination» al M+ di Hong Kong è dedicata all’opera della celebre stilista cinese. Conosciuta per i suoi design sfarzosi, Guo Pei riesce a combinare sapientemente l’artigianato tradizionale della Terra di Mezzo con innovazioni contemporanee e influenze occidentali. La mostra, in corso fino al 6 aprile 2025, offre una panoramica della carriera della couturière, grazie alla curatela di Ikko Yokoyama (Lead Curator, Design and Architecture M+), Wen Bi (Assistant Curator, Design and Architecture, M+) e Mankit Lai (Curatorial Assistant, M+). Realizzata in stretta collaborazione con l’atelier Rose Studio di Guo Pei, la rassegna occupa la Main Hall Gallery e include una serie di opere d’arte e design provenienti da varie collezioni M+, stimolando una riflessione sul rapporto tra arte e moda

L’evento segna una tappa fondamentale per l’artista in Asia orientale, presentando oltre 40 capi di alta moda suddivisi in cinque sezioni tematiche. Sezioni che non solo raccontano storie uniche, ma riflettono una fusione affascinante di stili e tradizioni, mettendo in luce i profondi riferimenti culturali che caratterizzano il lavoro della stilista. Tra le collezioni esposte troviamo «Garden of Soul» (2015), ispirata a favole e al mondo naturale; «Legends» (2017), che reinterpreta la moda come un’architettura in continuo movimento attorno al corpo umano, e «Samsara» (2006), che esplora i ritmi della natura, dal susseguirsi di notte e giorno al ciclo della vita. Particolarmente significativa è quest’ultima, che include l’abito monumentale «The Magnificent Gold», il primo pezzo haute couture di Guo Pei. Quest’abito non è solo una testimonianza di abilità tecnica, ma un simbolo della sua capacità di tradurre determinati concetti in creazioni visivamente straordinarie. 

Attraverso tecniche di ricamo tradizionale e artigianato couture, Guo Pei celebra e rivitalizza un patrimonio culturale intangibile, continuando a imbastire dialoghi interculturali. Nata nel 1967, ha iniziato a cucire all’età di due anni, sviluppando una carriera straordinaria che l’ha vista laurearsi alla Beijing School of Industrial Fashion Design nel 1986. Dopo dieci anni come designer per importanti produttori, fonda nel 1997 il marchio e atelier Rose Studio, che oggi si avvale di circa 500 artigiani specializzati, ognuno dei quali realizza capi che possono richiedere fino a due anni per essere completati. Il 2015 segna un anno cruciale per la sua carriera, quando la cantante Rihanna indossa lo sfavillante «Yellow Queen dress» al Met Gala, portando l’attenzione internazionale sul suo lavoro. Nello stesso anno, inaugura la sua prima mostra personale al Musée des Arts Décoratifs di Parigi, diventa membro invitato della Chambre Syndicale de la Haute Couture e inizia a sfilare nella Settimana dell’Alta Moda di Parigi. Tali successi non solo rappresentano una svolta personale per Guo Pei, ma evidenziano il crescente apprezzamento della couture cinese a livello globale, consolidando il suo status come figura di assoluto spicco nel panorama della moda contemporanea. 

Un abito della «Legends collection» (2017) di Guo Pei. © Guo Pei. Cortesia dell’artista

Carlotta de Volpi, 29 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

Guo Pei porta l’artigianato cinese nell’haute couture | Carlotta de Volpi

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