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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon la mostra «Ludovico Mazzolino: La Traversata del Mar Rosso» (fino al 06 luglio) la National Gallery of Irland (Ngi) festeggia la fine del restauro e, per la prima volta, l’esposizione al pubblico di questa rara opera, che pure appartiene alle collezioni del museo dal 1914. Curata da Aoife Brady, Maria Canavan e Natalia Macro, la mostra illustra l’accurato intervento di restauro, che ha anche permesso di approfondire la tecnica di lavoro dell’artista rinascimentale.
«I colori sono sorprendentemente vividi» aveva dichiarato prima del restauro Brady, conservatrice delle collezioni italiane e spagnole della Ngi. «Mazzolino lavorava per il duca di Ferrara Ercole I d’Este, per cui poteva permettersi materiali molto buoni. Campioni microscopici hanno rivelato pigmenti incredibilmente costosi, come il lapislazzuli. Tuttavia, i problemi sono dolorosamente visibili. Sebbene gli esperti ammirino la qualità della tavola, che rimane notevolmente piatta, ampie aree di vernice si stanno sollevando, delineando tutti i perni a forma di farfalla che uniscono le assi di quercia. Il lavoro di conservazione dovrà preservare anche la vernice originale e le velature sottostanti, che sopravvivono in condizioni sorprendentemente buone. Mazzolino è un artista intrigante. L'influenza degli artisti nordici, tra cui Albrecht Dürer e Hieronymus Bosch, è chiara nel suo lavoro. Potrebbe aver studiato a Bologna e si ritiene abbia visitato Roma, dove presumibilmente vide le opere di questi artisti in grandi collezioni, ma non si sa che abbia mai lasciato l'Italia. Ha vissuto e lavorato quasi tutta la sua vita a Ferrara, dove è nato nel 1480 e si ritiene sia morto nel 1528, probabilmente di peste». «Gli esperti ritengono che le tecniche utilizzate da Mazzolino per preparare la tavola con sottili strati di gesso e uno strato di fondo di pittura, perfettamente adeguati per i piccoli dipinti devozionali in cui era specializzato, non fossero abbastanza resistenti per un’area così ampia, precisava inoltre Brady. Nel 1914 la galleria pagò a Christies 36 sterline e 15 scellini per il dipinto, troppo poco per un artista famoso. Probabilmente i problemi erano già evidenti».

Un dettaglio della «Traversata del Mar Rosso», 1521, durante il restauro del Conservation Studio, National Gallery of Ireland. Foto: Molly Keane
Nel 1603 il dipinto si trovava a Roma nella villa degli Aldobrandini. Arrivò in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, cambiando nell’Ottocento ripetutamente proprietario e venendo spesso ritirata dalle aste di Christie’s in quanto non riusciva a raggiungere il prezzo desiderato. Si tratta comunque di un’opera particolarmente preziosa, trattandosi di una delle sole tre di grande formato sopravvissute dell’artista, strettamente legata ad altri due dipinti-chiave della sua maturità: «La strage degli innocenti» della Galleria Doria Pamphilj di Roma e «La disputa nel Tempio» oggi alla Gemäldegalerie di Berlino. Dagli anni ’30, la tavola è stata documentata presso la Ngi in condizioni precarie dovute a crepe molto sottili e una evidente delaminazione della superficie pittorica, estesa all’intero dipinto.
Gli sforzi di conservazione effettuati negli anni ’70 allo scopo di consolidare lo strato di pittura si sono rivelati in larga parte infruttuosi, tanto che il museo dublinese ha ricevuto nel 2023 una sovvenzione di 25mila euro. «La mostra presenta i risultati di un progetto collaborativo di conservazione reso possibile dal Tefaf Museum Restoration Fund» precisano le curatrici. «Grazie alle avanguardistiche ricerche scientifiche effettuate dai laboratori specializzati recentemente istituiti alla Ngi, gli specialisti hanno eseguito analisi sui materiali utilizzati nel dipinto, stabilizzato con successo i delicati strati di pittura e implementato un sistema di intelaiatura protettiva per garantirne la sicurezza a lungo termine. L’intervento non solo ripristina stabilità e ricchezza visiva del dipinto, ma fornisce anche nuove intuizioni sui materiali e le tecniche di Mazzolino, offrendo ai visitatori un approccio più approfondito a questo straordinario tesoro». Proprio allo scopo di mantenerne la stabilità, la mostra presenta il dipinto restaurato esposto all’interno di una teca microclimatica.
Ad affiancare il dipinto di Mazzolino compare «La Sacra Famiglia» del suo maestro Lorenzo Costa, che esemplifica le tradizioni da cui il giovane artista attinse per poi sviluppare uno stile e una tecnica altamente personali. «Abbiamo esposto anche una seconda opera di Mazzolino: “Il pagamento del tributo” della Christ Church dell'Università di Oxford» rivelano le curatrici. «Di datazione simile ma di dimensioni molto più ridotte (30 x 20,5 cm), il dipinto è caratterizzato dalla stessa composizione affollata e dalla stessa tecnica meticolosa evidenti nella nostra opera, ma a quella scala più piccola tipica della produzione di Mazzolino. L'abbinamento con questo dipinto sottolinea ulteriormente la natura unica della nostra opera dublinese, consentendo di esplorare le potenziali ragioni della sua intrinseca instabilità». Tra i risultati del progetto di conservazione e ricerca esposti in mostra spiccano immagini tecniche come una riflettografia a infrarossi che rivela dettagli affascinanti del disegno sottostante, libero e sciolto di Mazzolino, nonché sezioni trasversali che rivelano la stratigrafia pittorica. Un video e una teca che accoglie esempi di pigmenti e altri materiali contribuiscono a integrare il racconto per immagini.

Ludovico Mazzolino, «Traversata del Mar Rosso» , 1521, National Gallery of Ireland. Foto: National Gallery of Ireland