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The Broad celebra i 35 anni di carriera dell’artista sudafricano con una grande mostra di oltre 130 opere, mentre il centro Redcat presenta la prima internazionale di una sua performance
- Viviana Bucarelli
- 13 gennaio 2023
- 00’minuti di lettura


Una veduta dell’allestimento del video «Artwork: City Deep» (2020) nella mostra «William Kentridge: In Praise of Shadows» al Broad di Los Angeles. Cortesia dell’artista. © William Kentridge. Foto: Joshua White | jwpictures.com
Kentridge ha disegnato la rabbia che respirava
The Broad celebra i 35 anni di carriera dell’artista sudafricano con una grande mostra di oltre 130 opere, mentre il centro Redcat presenta la prima internazionale di una sua performance
- Viviana Bucarelli
- 13 gennaio 2023
- 00’minuti di lettura
Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoli«Io sono un artista. Il mio lavoro è quello di disegnare, non di far qualcosa che abbia senso», ha detto recentemente William Kentridge (Johannesburg, Sudafrica, 1955) con l’ironia figlia dell’intelligenza, mentre si presentava al suo pubblico nel corso di un evento. Ma le sue creazioni, disegni, animazioni, sculture, stampe, arazzi, installazioni e performance di senso ne hanno moltissimo.
È fatto noto, considerata la sua fama e il suo prestigio internazionale. Il magazine «Time», tra l’altro, nel 2009, lo ha inserito tra le 100 persone più influenti al mondo. Al centro della sua opera sono sempre stati e continuano a essere l’orrore dell’apartheid e dell’ingiustizia sociale e la cruda realtà della politica, che ha conosciuto bene da sempre, essendo cresciuto in una famiglia in cui il nonno è stato membro del Parlamento per quarant’anni e i suoi genitori avvocati che hanno difeso per anni le vittime dell’apartheid e sono stati coinvolti in uno dei processi di Nelson Mandela.
«Sono cresciuto in una casa in cui respiravo la rabbia profonda, incandescente, che i miei genitori provavano per la realtà che vivevamo», ha affermato. E di quella rabbia incandescente racconta ora, fino al 9 aprile, il Broad Museum che presenta la grande mostra «William Kentridge: In Praise of Shadows», che celebra i trentacinque anni della sua carriera, mentre in contemporanea, Redcat presenta la prima internazionale della performance «Play Houseboy» di Kentridge, per la regia di Ferdinand Oyono.
Organizzata secondo criteri sia tematici sia cronologici, la mostra riunisce oltre 130 lavori di Kentridge, compresi «The Refusal of Time» (2012), una delle sue opere multimediali più celebri, e la monumentale performance «The Head & The Load», sulle storie mai raccontate degli africani nel contesto della seconda guerra mondiale. E di quella rabbia con cui lui è cresciuto è sempre profondamente intrisa ciascuna di queste opere.

Una veduta dell’allestimento del video «Artwork: City Deep» (2020) nella mostra «William Kentridge: In Praise of Shadows» al Broad di Los Angeles. Cortesia dell’artista. © William Kentridge. Foto: Joshua White | jwpictures.com