La 15ma edizione della Biennale di Dakar sarà ricordata come la più movimentata. Dopo l’improvvisa e inaspettata decisione di posticipare di sei mesi la data di apertura, l’edizione 2024 del più grande e longevo evento d’arte contemporanea del continente africano si svolge dal 7 novembre al 7 dicembre. La decisione, annunciata dal Ministero della Cultura senegalese a poche settimane dalla prevista apertura, era stata presa alla luce del contesto nazionale, a seguito di un periodo di proteste e disordini nel Paese, innescato dalle tensioni politiche causate dalla controversa proposta del presidente uscente Macky Sall di ritardare le elezioni nazionali. Secondo molti osservatori la democrazia del Paese era a rischio e il nuovo governo voleva assicurarsi che una nuova leadership culturale creasse una biennale all’altezza delle aspettative. In risposta al rinvio, artisti, collezionisti e curatori si erano mobilitati per creare una serie di oltre 200 eventi, mostre, panel e performance, sparsi tra centri culturali, circoli e spazi privati in tutta Dakar, riuniti sotto lo slogan «#thenonoffison», con molto spazio a fotografia, video e arte tessile. Un evento destinato a rimanere alla storia come un momento cruciale per l’arte contemporanea africana.
Ora, questa 15ma edizione, curata dalla senegalese-americana Salimata Diop, si concentra sul tema «The Wake», esplorando le urgenti trasformazioni politiche, ecologiche e sociali all’interno del Senegal e oltre, esponendo opere di 58 artisti provenienti da tutta l’Africa, dalla Francia e da altri Paesi del mondo. «L’idea centrale è quella di collegare il passato e il futuro dando loro pari importanza», si legge nella nota curatoriale. Il concetto è ispirato al libro di Christina Sharpe In the Wake: On Blackness and Black Being, in cui la studiosa esamina la condizione nera e le sue rappresentazioni letterarie, visive e artistiche in relazione alle nozioni di esumazione, lutto e sradicamento. La mostra è un invito a «unirsi e vivere un viaggio attraverso un’Atlantide che gli artisti hanno segretamente ripopolato», si legge ancora nelle note della curatrice.
Originariamente fondata per colmare il divario tra i centri e le periferie del mondo dell’arte, la Biennale di Dakar si è affermata come una piattaforma cruciale per gli artisti contemporanei africani. L’edizione del 2022 ha attirato una notevole attenzione internazionale, con oltre 400 eventi satellite. Tra i partecipanti di quest’anno c’è l’artista maliano Abdoulaye Konate, le cui installazioni su larga scala sono esposte nello storico Palais de Justice, sede principale della biennale, e riempiono le ex aule del tribunale di coloratissime stoffe cucite che richiamano le tradizioni così come l’attualità dell’Africa. L’Italia è rappresentata con una mostra collettiva sul rapporto tra diritto e arte, come mezzo di comunicazione ed espressione di precetti e buone pratiche, organizzata dalla Fondazione Donà Dalle Rose, in collaborazione con la Fondazione Léopold Sédar Senghor che ospita la mostra. Angelo Accardi, Laura Mega, Nello Petruzzi e Silvia Scaringella sono alcuni degli italiani tra i 26 artisti partecipanti, provenienti da varie zone del mondo.