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Francesca Interlenghi
Leggi i suoi articoliIl protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina ha costretto a un ripensamento di Riboca, la Biennale d’Arte Contemporanea di Riga, in Lettonia. La terza edizione, a cura di René Block, originariamente prevista a luglio 2022 con il titolo «Esercizi di rispetto», si svilupperà invece lungo l’estate in una rinnovata veste. Verranno presentati progetti paralleli tra cui il lancio di una rivista, diverse mostre e la grande installazione «There Is An Elephant In The Room», curata dal collettivo Superflex.
Personalità di spicco del mondo dell’arte, già direttore della Kunsthalle Fridericianum di Kassel (1997-2006) e dell’omonima celebre galleria newyorkese (1974-77), era stato proprio Block a suggerire un cambio di programma a causa dell’aggravarsi delle ostilità. Decisione poi formalizzata dalla fondatrice di Riboca, Agniya Mirgorodskaya, che ha così motivato: «La guerra ha stabilito nuove priorità per tutti. Semplicemente non potevamo continuare a lavorare a una mostra radicata nel rispetto reciproco e nella cooperazione, mentre questi crimini impensabili vengono commessi in Ucraina. La Biennale ha dovuto essere rinviata e modificata».
La rassegna, che si caratterizza per il forte taglio territoriale con focus specifico sull’arte dei Paesi Baltici, propone quest’anno un programma in più parti, a partire da una pubblicazione, disponibile dallo scorso maggio, che dà conto di tutte le opere realizzate per l’edizione del 2022 che non si è temuta.
Si incomincia con la mostra «Intermezzo», dal 17 giugno al 10 settembre presso il Kunsthal 44Møen, appena al largo della costa sud-orientale della Danimarca, dove Block vive e in parte lavora. Il progetto espositivo da lui curato include le opere di 13 artisti che intendono celebrare, attraverso l’arte, i valori del rispetto e della convivenza.
Dal 10 agosto al 17 settembre l’attenzione si sposta sulla capitale della Lettonia con la collettiva «Fragment», che raccoglie 20 installazioni audiovisive. Tra gli autori in mostra presso l’ex sede dell’Università Tecnica, anche Nam June Paik (Seul 1932-Miami 2006), uno dei pionieri della videoarte e tra le figure più rappresentative del movimento Fluxus.
Il collettivo Superflex, da sempre impegnato in importanti progetti in spazi pubblici che coin-volgono le comunità locali, ha invece realizzato una grande opera a Led. «There Is An Elephant In The Room», collocata all’interno di uno spazio trasparente deputato a ospitare talk e discussioni, è un lavoro partecipativo «non necessariamente armonioso», precisano i curatori. «Esso serve a evidenziare le complesse relazioni sociali che già esistono nella città e a riflettere sul fatto che l’attrito è una parte importante della collettività, perché è nell’attrito che prosperiamo».

«There Is An Elephant In The Room» (2021), di Superflex. Foto di Andreas Zimmermann. Cortesia di von Bartha