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Ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma la collezione del pontefice illuminato
- Federico Castelli Gattinara
- 08 gennaio 2018
- 00’minuti di lettura


Il ritratto del cardinale Gianfrancesco Albani di Carlo Maratta
La Wunderkammer di Clemente XI
Ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma la collezione del pontefice illuminato
- Federico Castelli Gattinara
- 08 gennaio 2018
- 00’minuti di lettura
Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliMentre in Campidoglio si celebra Winckelmann e la nascita dei Musei Capitolini, anche grazie alle acquisizioni di papa Clemente XII Corsini delle collezioni antiquarie dall’indebitato cardinale Alessandro Albani, suo zio Giovanni Francesco Albani, papa dal 1700 al 1721 con il nome di Clemente XI, viene ricordato in una mostra organizzata a tempo di record ai Musei di San Salvatore in Lauro nel Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni di Roma.
Curata da Claudio Maggini in collaborazione con Stefano Papetti, la mostra raccoglie fino al 25 febbraio una quarantina di opere (tra dipinti, disegni, incisioni e oreficerie) che mirano soprattutto a gettar luce sull’aspetto di intelligente collezionista e mecenate del pontefice.
Tutto parte dal fin troppo trascurato fondo Albani, un fondo documentario della famiglia urbinate che risale al 1818 ed elenca i beni presenti nelle loro case di Urbino e dintorni. Vi figurano, oltre a opere di Raffaello, Barocci, Reni, Lanfranco e altri, probabilmente acquisiti dal nonno e dal padre, una lista di pittori a cavallo tra Sei e Settecento raccolti e valorizzati da Albani già prima di diventare pontefice.
Parliamo di nomi anche molto celebri come Carlo Maratta, al quale fece restaurare le stanze di Raffaello in Vaticano, presente tra l’altro con il «Ritratto di Clemente XI» della collezione Paolo Volponi e due grandi tele quali «L’Assunzione della Vergine» del Duomo di Urbino e il «San Pietro battezza il centurione Cornelio» (1711 ca), dipinto con l’allievo Andrea Procaccini. La predilezione per il conterraneo Pier Leone Ghezzi (estesa al padre Giuseppe) si traduce in committenze private e pubbliche, tra cui le due più importanti del periodo nelle basiliche romane di San Clemente e San Giovanni in Laterano.
In mostra figurano anche, tra le altre, tele di Giuseppe Bartolomeo Chiari, in prestito dalla Collezione Lemme, Giuseppe Passeri, in arrivo dall’Accademia di San Luca (che concede anche un bel rilievo in terracotta di Pierre Legros), Francesco Trevisani dalla Galleria Nazionale delle Marche, due lunghissime tele dedicate a san Gregorio di Giovanni Anastasi, paesaggi e vedute di Alessio De Marchis e Gaspar van Wittel.

Il ritratto del cardinale Gianfrancesco Albani di Carlo Maratta