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Particolare di «Paesaggio Aereo» (1932) di Tato Guglielmo Sansoni

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Particolare di «Paesaggio Aereo» (1932) di Tato Guglielmo Sansoni

L’aereo, idolo dei pittori futuristi

Bottegantica a Milano celebra l’avanguardia italiana tra Biennali e Quadriennali

Fu nel 1926 che il Futurismo, l’aggressiva avanguardia fondata nel 1909 da F.T. Marinetti (e, per l’arte visiva, nel 1910 dalla pattuglia dei giovani «padri fondatori»: Boccioni, Carrà, Russolo, Severini, Balla), uscita dal suo periodo «eroico», cercò la consacrazione nei circuiti ufficiali dell’arte ed espose per la prima volta alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Non solo: sin dalla prima edizione, nel 1931, fu presente anche alla Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma, altro appuntamento allora ineludibile per un accreditamento istituzionale.

La mostra «Aeropittura futurista. L’avanguardia italiana tra Biennali e Quadriennali», curata da Fabio Benzi e presentata a Milano da Bottegantica dal 13 ottobre al 2 dicembre, appunta l’attenzione proprio su queste presenze della nostra avanguardia, ormai entrata, a quel tempo, nella stagione dell’«arte meccanica», che inneggiava alla macchina, «idolo» della modernità. E che dalla macchina voleva mutuare un «senso meccanico, netto, deciso», come Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini proclamavano nel testo teorico «Arte meccanica. Manifesto futurista» (1922), sancendo formalmente la svolta verso una rigorosa astrazione geometrica che era stata avviata da Giacomo Balla, con Fortunato Depero, sin dalla metà del decennio precedente. In mostra, a testimoniare questo clima, è il bassorilievo di Ivo Pannaggi «Derivazione plastica da Bottiglie, Bicchiere, Ambiente» (1926).

Ma quale macchina, meglio dell’aereo, poteva incarnare quella spinta verso il futuro che era per loro una vera religione? Dal 1926, infatti, quando in Biennale fu esposto il dipinto «Prospettive di volo» del pittore e aviatore Fedele Azari, considerato da Marinetti il primo esempio del nuovo sguardo sulla terra, si moltiplicarono fra i futuristi le opere di aeropittura. In mostra Azari è presente in effigie, nel famoso ritratto in veste di aviatore (1922) opera di Depero, seguito da dipinti che documentano le due traiettorie teorizzate nel «Manifesto dell’Aeropittura futurista» (uscito, a più firme, nel 1929): quella che insegue la visione dall’alto, distorta dall’inedita prospettiva e dalla velocità, di cui si godeva stando a bordo di quei primi aerei e quella (che prenderà il nome di «idealismo cosmico») in un cui invece lo sguardo, da terra, s’immerge nelle profondità dello spazio, in cerca di una «nuova spiritualità extra-terrestre».

La mostra le documenta entrambe: la prima con dipinti di Alfredo Gauro Ambrosi, Tato, Tullio Crali e con la scultura «S.55 Architettonico» (1935-1936) con cui Thayaht celebra la trasvolata atlantica di Italo Balbo del 1930-1931; la seconda con opere di Prampolini, Benedetta, Augusto Favalli. In chiusura, i lavori di tema bellico e coloniale di Cesare Andreoni e Renato di Bosso, esposti nelle propagandistiche «Biennali di guerra». In catalogo (Bottegantica e Antiga), testi di Benzi, Alberto Cibin e Mariateresa Chirico.

Particolare di «Paesaggio Aereo» (1932) di Tato Guglielmo Sansoni

Ada Masoero, 10 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

L’aereo, idolo dei pittori futuristi | Ada Masoero

L’aereo, idolo dei pittori futuristi | Ada Masoero