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Jacopo della Quercia (attr.), «Vergine annunciata», 1405-20 ca, dal Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia, esposta nel 2019 alla Galleria nazionale dell’Umbria (particolare)

Photo: Stefano Miliani

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Jacopo della Quercia (attr.), «Vergine annunciata», 1405-20 ca, dal Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia, esposta nel 2019 alla Galleria nazionale dell’Umbria (particolare)

Photo: Stefano Miliani

L’arte della Valnerina rinasce a Spoleto

Un allestimento presenta circa cinquanta dipinti, sculture e oggetti devozionali sopravvissuti al terremoto che colpì il territorio umbro nel 2016, con la speranza di poterli un giorno rivedere nelle proprie sedi d’origine

Stefano Miliani

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Ha un titolo emblematico, «Segni di speranza dai luoghi del sisma», l’esposizione di una cinquantina di dipinti, sculture e oggetti devozionali dalla Valnerina, colpita dal terremoto del 2016, e aperta fino al 21 settembre a Spoleto (Pg) in tre sedi: la sala d’onore della Rocca Albornoz, il Salone Barberini del Museo diocesano e la Basilica di Sant’Eufemia

Il direttore della Direzione regionale Musei nazionali Umbria Costantino D’Orazio a «Il Giornale dell’Arte», ricordando che l’arcivescovo Renato Boccardo e lo storico dell’arte della Soprintendenza umbra Gianluca Delogu hanno usato concetti analoghi, ne riassume il significato: «Negli anni queste opere sono state presentate come testimonianza della ferita del terremoto. Ora serve una spinta positiva verso il futuro. Qui presentiamo opere d’arte rinate, alcune ristudiate e restaurate, rappresentative delle varie comunità e il senso della mostra è la speranza. A quasi dieci anni dal sisma significa che l’Umbria ritrova sé stessa, che si è ricostruita come tessuto sociale e sta ritrovando le sue architetture pubbliche e private». L’auspicio è esplicito: che le opere tornino ai luoghi d’origine appena possibile

Tra i dieci pezzi alla Rocca Albornoz spicca la terracotta policroma di una ritrosa e delicata «Vergine Annunciata» ritenuta di Jacopo della Quercia, dal Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia, già mostrata in passato. Oltre al Reliquiario del dente di San Benedetto, risaltano la monumentale pala della «Resurrezione di Lazzaro» di Michelangelo Carducci, dalla basilica di San Benedetto, come un dipinto del Pomarancio da Santa Maria Argentea. Oppure la «Madonna adorante» di Giovanni Antonio di Giordano da Santa Maria Assunta di Castelluccio: quando i tecnici la salvarono dalle macerie nel 2016 gli abitanti protestarono perché temevano di perderla. Quale opera d’affezione D’Orazio sente più vicina? Il «Crocifisso» di fine ’400, dall’omonima chiesa di Norcia, di Giovanni Antonio di Giordano.

Nel Museo diocesano valga citare il «Crocifisso» attribuito a Benedetto da Maiano da Ancarano; nella Basilica di Sant’Eufemia i quattro «Evangelisti» lignei del XVI o XVII secolo, originari di Santa Maria della pietà a Preci.

Hanno organizzato la mostra, in occasione del Giubileo della speranza, l’Archidiocesi di Spoleto-Norcia e la Direzione regionale dei musei con la Soprintendenza; main partner è Eni, allestimento di Opera Laboratori, catalogo Sillabe. I curatori sono D’Orazio, Delogu, la direttrice della Rocca Paola Mercurelli Salari e Andrea Rutili dell’Archidiocesi. 

Veduta della mostra «Segni di Speranza dai luoghi del sisma» nella Rocca Albornoz di Spoleto con, in primo piano, la «Madonna adorante» di Giovanni Antonio di Giordano. Fonte Opera Laboratori

Stefano Miliani, 01 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

L’arte della Valnerina rinasce a Spoleto | Stefano Miliani

L’arte della Valnerina rinasce a Spoleto | Stefano Miliani