«Astrazione mediale», la mostra di Davide Maria Coltro (Verona, 1967; artista e ricercatore, pioniere e maestro della sperimentazione tecnologica) presentata dal MA*GA dal 28 aprile al primo settembre, è un progetto ramificato che esce dalle pareti del museo per diffondersi anche nell’intera città grazie ai totem digitali («Quadri civici», secondo il modello inaugurato dall’artista a Shanghai sin dal 2006) di comunicazione cittadina. In museo, invece, in questa mostra curata da Alessandro Castiglioni con il contributo critico di Elena Pontiggia (che definisce le opere di Coltro «tele vive», la cui pittura mediale si crea e si trasforma, con grande attenzione all’equilibrio formale) si susseguono installazioni create per gli spazi del MA*GA: «Quadri mediali» da lui progettati da remoto con un flusso generativo che crea immagini astratte in continuo mutamento, frutto della sua conoscenza approfondita del mondo digitale che si travasa in modelli di neuroestetica. Un fitto programma educativo accompagna e spiega la mostra.
In contemporanea il museo festeggia la recente acquisizione della biblioteca e di alcune opere di Vittorio Tavernari (Milano, 1919-Varese, 1987) grazie al finanziamento della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC (bando Pac-Piano per l’Arte Contemporanea 2023, vinto dal Museo MA*GA). «Vorrei scolpire l’universo» è il titolo (tratto da un articolo dell’artista uscito nel 1951 su «Epoca») del progetto, curato da Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, che fa parte del programma espositivo di «Italia 2050», il Centro di ricerca per l’arte italiana 1950-2050 istituito dal MA*GA nel 2023.
In mostra, documenti d’archivio (tra i quali le lettere scambiate con figure come Francesco Arcangeli, Carlo Ludovico Ragghianti, Marco Valsecchi, Mario De Micheli), e opere di questo scultore dalla ricca storia espositiva italiana e internazionale, presente anche con una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia (1963), che nel 1955, dopo la partecipazione del 1951 al Premio nazionale arti visive Città di Gallarate, realizzò per la città, in taglio diretto, la fontana di piazza Libertà. Fondatore con Birolli, Morlotti, Guttuso e Testori, della rivista «Numero» e firmatario, nel marzo del 1946, del «Manifesto del Realismo» noto come «Oltre Guernica», documento centrale nelle vicende della nostra arte del dopoguerra, Tavernari ha costantemente indagato «il passaggio dalla forma all’informe e viceversa, in un’incessante ricerca del primario» (Raymond Cogniat in catalogo): la mostra ne dà conto ponendo l’accento sulle occasioni nazionali e internazionali cui partecipò da protagonista.