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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoli« Ogni mia opera nasce da uno sguardo introspettivo che cerco di tradurre in forme che trascendono i limiti dell’indicibilità »
Prosegue fino al 18 giugno la mostra personale «Above + Beyond» che la Galleria Giovanni Bonelli a Pietrasanta dedica a Luciano Massari. Curata da Fabio Cavallucci, la rassegna propone una nuova serie di opere in marmo in cui l’artista, originario di Carrara, esplora i molteplici significati che si nascondono dietro l’apparenza della forma. Dai bassorilievi intitolati «Territori», che evovcano paesaggi lunari o le medesime cave di estrazione del marmo di cui sono fatti, alle sculture «Meteoriti» che sembrano fluttuare nello spazio interstellare, il suo lavoro fonde l’estetica alla filosofia. «Spazio, natura, artificio, movimento, luce: sembrano elementi costitutivi di una macchina scenica. Pare quasi che Massari punti a tradurre gli spazi del marmo, le montagne e le cave, in metafore sceniche di altri mondi, come se suoi lavori fossero allusioni, porte di accesso a luoghi che non si sono ancora visti, che si trovano anni luce da qui», spiega il curatore. La parola all’artista.

Luciano Massari, «Above+Beyond», Cortesia l’artista e Galleria Giovanni Bonelli Pietrasanta
Luciano Massari, qual è il suo rapporto con Carrara?
Carrara rappresenta un luogo ideale per chi lavora con la scultura, un contesto carico di storia e risorse naturali incomparabili. Tuttavia, offre limitate opportunità culturali e professionali, se non si contano le iniziative promosse da individui, collettivi di artisti o associazioni culturali. La vitalità del tessuto artistico locale dipende spesso dall’intraprendenza e dalla passione di queste entità, che cercano di animare e arricchire il panorama culturale con eventi e progetti innovativi.
Come è nata la mostra in Galleria e come si sviluppa il percorso?
La mostra è scaturita da un incontro intellettuale e artistico con il curatore Fabio Cavallucci e il gallerista Giovanni Bonelli, un dialogo intenso e fecondo che ha visto convergere le nostre visioni e sensibilità. Bonelli, con la sua profonda attenzione verso le mie opere, ha proposto di realizzare un’esposizione che, sebbene contenuta nel numero di pezzi, fosse di grande impatto grazie alla qualità dello spazio espositivo e alla rilevanza del luogo. Pietrasanta, città che si è affermata come un fulcro vitale dell’arte contemporanea in Italia, rappresenta il contesto ideale per questa iniziativa. L’allestimento è stato concepito come un viaggio mentale, un percorso tra opere bidimensionali e tridimensionali, arricchito dall’ambiente intimo della galleria. Le tre ampie vetrine fungono da punti di contatto con l’esterno, permettendo alla mostra di respirare e dialogare con la piazza e il duomo, creando un’interazione continua tra interno ed esterno, tra arte e vita.

Luciano Massari, «Above+Beyond», Cortesia l’artista e Galleria Giovanni Bonelli Pietrasanta

Luciano Massari, «Above+Beyond», Cortesia l’artista e Galleria Giovanni Bonelli Pietrasanta
C’è qualcuna delle opere in mostra a cui è particolarmente legato?
Non nutro un legame affettivo particolare con le mie opere una volta che escono dal mio atelier. Le conservo nella memoria, le documento attraverso la fotografia, ma non vi mantengo un attaccamento emotivo. Considero che il destino di un’opera d’arte sia di vivere al di fuori del laboratorio, di non rimanere chiusa in un cassetto o confinata tra le mura dello studio, ma di essere vissuta, ammirata e interpretata da un pubblico più ampio, in un continuo processo di riscoperta e reinterpretazione.
Come nascono le sue opere? È il blocco di marmo che di volta in volta le suggerisce una forma o il contrario?
Le mie opere nascono da una visione chiara e definita, da un progetto che precede la scelta del marmo. La selezione del materiale avviene secondo criteri specifici come il colore, le dimensioni, le venature, la robustezza e, non ultimo, la capacità espressiva del marmo. Ogni blocco è scelto in funzione della visione artistica che desidero realizzare, diventando un tramite tra l’idea e la sua manifestazione concreta.
Il marmo sembrerebbe una materia dura, neutra e inerte, ma in realtà è composto da materiale sedimentato, frutto di processi geologici che avvengono nella profondità della Terra e del tempo. Come si riflette questo nel suo lavoro?
Nel mio lavoro attribuisco al marmo una grande responsabilità come materiale donato dalla natura. Cerco di incorporare in esso le migliori tecniche e poetiche per esaltarlo come portatore di messaggi profondi. Il marmo diventa così un mezzo per trasmettere storie e significati, derivati dalla sua lunga formazione geologica, rendendolo un materiale carico di memoria e di potenzialità espressive.

«Silent lands, esplorazioni #2» di Luciano Massari
Che tipi di marmo utilizza, quali sono le differenze e come sceglie quali utilizzare per un determinato lavoro, per esempio il Bianco di Carrara o il Nero del Belgio?
Per la mostra «Above + Beyond» ho scelto di lavorare su due concetti contrapposti. Il marmo bianco di Carrara, che riflette la luce ed è luminoso, viene estratto all’aperto, evocando la purezza e la luce del giorno. Al contrario, il nero del Belgio, proveniente dalle miniere di carbone, non assorbe la luce ed evoca le profondità oscure della terra. Questi contrasti creano un dialogo tra le opere esposte, mettendo in risalto le diverse caratteristiche e i simbolismi intrinseci dei materiali, in un gioco di luci e ombre che arricchisce la narrazione visiva.
Che rapporto c’è nel suo lavoro tra arte e filosofia?
La filosofia è un pilastro fondamentale nel mio lavoro, poiché esplora le profondità del pensiero umano e la condizione esistenziale attraverso interrogativi radicali e riflessioni profonde. Questo legame si riflette chiaramente nella mostra a Pietrasanta, dove il catalogo include un saggio del filosofo Michele Salimbeni. Egli analizza le modalità percettive e interpretative delle opere esposte, offrendo una chiave di lettura filosofica che arricchisce l’esperienza estetica, conferendo alle creazioni una dimensione intellettuale e contemplativa.
Spesso i suoi lavori sono a prima vista astratti, ma in realtà nascondono una forma di naturalismo, che ricorda, per esempio, paesaggi ed elementi lunari e cosmici. È così?
Le mie opere non mirano a una riproduzione mimetica della natura. Piuttosto, scaturiscono da una visione interiore e mentale, risultando in creazioni che evocano mondi immaginari e suggestioni profonde. Non baso il mio lavoro su esperienze dirette di superfici lunari o meteoriti, poiché non possiedo conoscenze astronomiche specifiche. Invece traduco in immagini un’idea fantastica e personale del cosmo, un universo interiore che prende forma attraverso il linguaggio della scultura.
C’è anche una dimensione esistenziale nel suo lavoro?
Sì, necessariamente. Ogni mia opera nasce da uno sguardo introspettivo che cerco di tradurre in forme che trascendono i limiti dell’indicibilità. La dimensione esistenziale è sempre presente, poiché l’arte è per me un mezzo per esplorare e comunicare i miei pensieri e sentimenti più profondi, offrendo un riflesso della condizione umana e delle sue infinite sfaccettature.

Luciano Massari, «Above+Beyond», Cortesia l’artista e Galleria Giovanni Bonelli Pietrasanta
Come sceglie e che ruolo hanno i titoli nelle sue opere?
I titoli delle mie opere sono pensati per guidare lo spettatore nella fruizione dell’opera. Fungono da punti di riferimento, offrendo un’indicazione interpretativa che può arricchire l’esperienza visiva e intellettuale dello spettatore. I titoli sono come chiavi di lettura che facilitano una comprensione più profonda del significato dietro le forme scultoree, invitando a un dialogo interiore con l’opera.
Quali sono gli artisti che l’hanno maggiormente ispirata nel corso della sua carriera?
È difficile stilare una lista completa degli artisti che mi hanno ispirato, poiché il rischio è sempre di dimenticare qualcuno. Tuttavia, sono profondamente affascinato da tutte le forme d’arte del passato che hanno tentato di rappresentare il mondo e l’esperienza umana. Dai graffiti preistorici nelle caverne all’arte mesopotamica ed etrusca, ogni epoca ha offerto tentativi unici di catturare la realtà e il pensiero umano e queste testimonianze storiche sono per me una fonte inesauribile di ispirazione.
Lei è stato anche docente. Qual è la cosa più importante che i suoi allievi devono imparare?
La lezione più importante che cerco di trasmettere ai miei allievi è di essere sempre autentici nella loro ricerca artistica. La sincerità e l’autenticità nel proprio lavoro sono fondamentali per sviluppare una voce unica e personale nel mondo dell’arte. Questo principio, pur semplice, è essenziale per una carriera artistica significativa e soddisfacente, poiché solo attraverso la fedeltà a sé stessi si può raggiungere una vera espressione creativa.