Dettaglio dell’installazione «Souffle» di Juliette Minchin

Image

Dettaglio dell’installazione «Souffle» di Juliette Minchin

Marta Roberti e Juliette Minchin aprono in anticipo il Museo di Sant’Orsola

In attesa dell’inaugurazione del museo nel 2026, le installazioni delle due artiste invitate dalla direttrice Lucquet Laforgue dialogano con gli spazi del cantiere

Nell’antico quartiere di San Lorenzo, dove la cultura popolare si mescola alla storia medicea, l’ex Convento di Sant’Orsola, edificato nel XIV secolo intorno a tre grandi cortili, è oggi al centro di un ampio intervento di riconversione e valorizzazione. Originariamente riservato alle monache di clausura, nonché luogo di sepoltura della celeberrima Gioconda immortalata da Leonardo, ospita in una parte dei suoi 17mila metri quadrati il Museo Sant’Orsola, anch’esso oggetto del cantiere, che sarà inaugurato nel 2026 con tutte le sue anime di museo storico, archeologico, di belle arti e di centro d’arte contemporanea dotato di una collezione di opere del XXI secolo. 

Nel frattempo il museo inganna l’attesa offrendo un ciclo di mostre, curato dalla direttrice del museo, Lucquet Laforgue, che invita artisti contemporanei a dialogare con gli spazi del cantiere. Il secondo appuntamento si intitola «Rivelazioni» ed è dedicato agli interventi di Marta Roberti e Juliette Minchin, visibili fino al 27 ottobre. Ciascuna delle due artiste ha scelto per progettare le proprie opere site specific uno spazio del cantiere. Juliette Minchin ha lavorato nell’ex spezieria e nella cosiddetta chiesa «esterna», un tempo aperta ai non conventuali; Marta Roberti, nelle cantine sotto l’ex infermeria e nella chiesa «interna», riservata esclusivamente alle monache. 

«Aure» è la serie di monumentali eppur impalpabili disegni con i quali Roberti, attingendo dall’iconografia dei santi, esplora il rapporto tra dio, uomo e natura, rievocando la dimensione mistica e contemplativa delle celle monacali. Il tratto leggero e delicato fa apparire le opere simili a frammenti di affresco sepolti sotto le stratificazioni del tempo e dell’intonaco. La figura umana è sempre declinata al femminile, come nel caso di una fanciulla inginocchiata avvolta in una composizione circolare con un’aura dorata e un serpente con il quale scambia uno sguardo ravvicinato, intenso e profondo. L’insieme, per nulla minaccioso, sembra ricucire e guarire lo strappo che ha separato l’uomo dalla natura e da dio. Negli spazi sotterranei, invece, i disegni sono incisi su grafite e retroilluminati, animali che ci guardano, fiori, foglie, erbe e arbusti accompagnati da frasi scritte sotto sopra rivendicano il ruolo centrale della natura nella nostra vita. 

Juliette Minchin ha realizzato invece drappeggi e veli in cera bianca che avvolgono e penetrano nell’architettura come il soffio che dà origine alla vita, mettendo in comunione e trovando una sintesi tra tutti gli opposti, interno ed esterno, luce e oscurità, nascita e morte, prima e dopo. Per le speziere, invece, l’artista ha realizzato dei pannelli di cera cosparsi di stoppini da accendere durante il giorno. Un poetico memento mori che ricorda la transitorietà della vita nelle casuali forme che calore e gravità disegnano sulla cera. L’odore che pervade l’ambiente diventa l’eco di antiche liturgie e preghiere evocate in questi stessi spazi. 

Una mostra perfetta per raccontare il futuro di un museo che ha tra le sue aspirazioni quella di rivelare il passato dell’incredibile luogo che lo ospita attraverso l’espressione artistica contemporanea.

Particolare del lavoro «Aure» di Marta Roberti

Jenny Dogliani, 19 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Marta Roberti e Juliette Minchin aprono in anticipo il Museo di Sant’Orsola | Jenny Dogliani

Marta Roberti e Juliette Minchin aprono in anticipo il Museo di Sant’Orsola | Jenny Dogliani