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Home (1999), di Mona Hatoum. Foto di Jörg von Bruchhausen. Cortesia Galerie Max Hetzler (Phaidon 2016 scan). Berlino, Georg Kolbe Museum

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Home (1999), di Mona Hatoum. Foto di Jörg von Bruchhausen. Cortesia Galerie Max Hetzler (Phaidon 2016 scan). Berlino, Georg Kolbe Museum

Mona Hatoum nell’ex birrificio

L’installazione cinetica dell’artista libanese nel Kindl fa parte di un progetto espositivo che si articola in tre sedi

Francesca Petretto

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Come un unico progetto che si estende nelle tre sedi espositive di Georg Kolbe Museum, Neue Berliner Kunstverein e Kindl/Centro per l’Arte Contemporanea, la mostra «Mona Hatoum. Potere. Politica. Corpi» (fino all’8 gennaio) è l’omaggio al lavoro ultraquarantennale dell’artista libanese.

Con sculture, installazioni, video, lavori su carta e performance Mona Hatoum (Beirut, 1952; vive e lavora tra Londra e Berlino) si è dedicata, soprattutto dagli anni ’90, all’esplorazione delle condizioni precarie degli esseri umani nel mondo globalizzato.

La sua sensibilità verso temi quali la migrazione, l’esilio e il controllo dello Stato è inestricabilmente intrecciata alla sua biografia di figlia di genitori palestinesi, confinata a Londra dopo lo scoppio della guerra civile in Libano, nel 1975.

Nelle sue ampie installazioni scultoree Hatoum utilizza forme elementari che pur suggerendo ordine e stabilità non possono totalmente escludere il pericolo latente d’un crollo improvviso, in equilibrio sul filo sottile che separa stabilità e collasso, ciò che è familiare dall’estraneo, il piacevole ai sensi dall’orrido e disumano, provando a dare forma ai sentimenti e alle situazioni conflittuali a cui la psiche umana è esposta in un presente caratterizzato da conflitti politici e di potere.

Per Kindl a Neukölln l’artista ha sviluppato un’installazione cinetica (in mostra dal 18 settembre al 14 maggio) che sfrutta l’altezza dei locali in stile Art Déco dell’ex birrificio berlinese: si tratta di un’alta struttura a griglia che ricorda l’impalcatura di un edificio in costruzione o in decostruzione e fa riferimento agli sconvolgimenti del presente, alle nostre esistenze fragili e precarie di possibili testimoni del crollo di sistemi politici dominanti e dei conseguenti tentativi di rinnovamento e ricostruzione.

Home (1999), di Mona Hatoum. Foto di Jörg von Bruchhausen. Cortesia Galerie Max Hetzler (Phaidon 2016 scan). Berlino, Georg Kolbe Museum

Foto ritratto di Mona Hatoum nel suo studio londinese, 2019 (Foto © Mizuho Miyazaki e The Japan Art Association: The Sankei Shimbun). Berlino, Georg Kolbe Museum

Francesca Petretto, 17 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

Mona Hatoum nell’ex birrificio | Francesca Petretto

Mona Hatoum nell’ex birrificio | Francesca Petretto